ROMA 2023 – “Non essere in collera con la pioggia; semplicemente non sa come cadere verso l’alto”, ha scritto Vladimir Nabokov. Sarà probabilmente d’accordo con il letterato originario di San Pietroburgo Elena Rybakina che, avanti nel punteggio per 6-4 1-0 quando Anhelina Kalinina è stata costretta al ritiro, si è laureata nuova Campionessa degli Internazionali BNL d’Italia in una storica edizione del torneo (per la prima volta esteso su due settimane) caratterizzata però dal maltempo che ne ha praticamente condizionato lo svolgimento per l’intera durata.
Nonostante gli ottimi risultati di inizio anno (finale agli Australian Open, trionfo ad Indian Wels, finale a Miami) che avevano finalmente dato continuità al successo di Wimbledon della passata stagione, la tennista di cittadinanza kazaka nata a Mosca il 17 giugno del 1999 non era arrivata a Roma tra le favorite del torneo, non essendo la terra rossa la superficie ideale per esprimere al meglio il potenziale del suo gioco. Sarà stata forse la pioggia a cambiare le carte in tavola, appesantendo i campi ed allontanando il polline dal Foro Italico, da Lena e dalle sue allergie.
Sicuramente è stato un fattore la nuova consapevolezza nei propri mezzi della kazaka, sempre più in fiducia, dimostrata nel big match dei quarti con la detentrice del titolo Iga Swiatek dove, dopo aver perso nettamente il primo set, ha avuto la forza di reagire pareggiando i conti, prima del ritiro della numero uno del mondo sul due pari nel terzo e decisivo parziale. E poi, in fondo, sulla terra rossa Rybakina aveva già dimostrato di saper giocare, vincendo su questa superficie il suo primo titolo nel circuito maggiore a Bucarest nel 2019. Due anni prima (2017), ancora juniores, in Italia aveva inoltre conquistato il prestigioso trofeo Bonfiglio.
A contenderle il titolo a Roma è stata l’amica Anhelina Kalinina, alla prima finale in carriera in un WTA 1000 e reduce dalle tre maratone vinte con Madison Keys, Beatriz Haddad Maia e Veronika Kudermetova. Un rapporto, quello tra le due giocatrici, che per Lena ha anche avuto un risvolto professionale tutt’altro che trascurabile. Quando alla fine del 2018 la tennista ucraina concluse la sua collaborazione con Stefano Vukov, fu ella stessa a presentare il coach croato di nascita ed italiano d’adozione a Rybakina, dando vita ad una partnership che, iniziata nel 2019, ancora oggi prosegue rinsaldata dai recenti successi.
Sfavorita nel pronostico (sebbene avesse vinto l’unico precedente giocato un anno fa sulla terra verde di Charleston), la ventiseienne ucraina ha avuto il merito di entrare sul Campo Centrale con le idee chiare, ovvero variare costantemente il ritmo per impedire ad Elena di martellare da fondo campo con continuità. In un primo game durato otto minuti, ai vantaggi Kalinina ha avuto tre opportunità non consecutive di break, andando a segno nell’ultima occasione quando, dopo aver trovato un vincente con un diagonale stretto di rovescio, ha approfittato di un doppio fallo della kazaka per strapparle il servizio in apertura.
Nel quarto gioco due errori di dritto di Anhelina hanno dato a Rybakina altrettante opportunità di pareggiare i conti, non sfruttate però dalla kazaka tradita (insolitamente) dal rovescio in entrambi i casi. Due errori di dritto consecutivi sono stati invece fatali alla tennista ucraina nel sesto game, procurando il contro break che ha rimesso il set sul binario dell’equilibrio (3 a 3) e cambiato l’inerzia della finale.
Il braccio di Lena, che all’inizio aveva forse sentito la pressione del pronostico, si è sciolto, mentre la tensione ha irrigidito Kalinina, che però ha avuto la forza di non crollare nell’ottavo gioco quando ha salvato quattro palle break (le prime tre consecutive) che se trasformate avrebbero mandato Rybakina a servire per il set (4-4). Nel decimo game, però, dopo aver salvato un set point, Anhelina si è arresa al rovescio di Elena che, con due vincenti consecutivi, ha chiuso la prima partita: 6-4 in 55 minuti.
Lena ha iniziato con autorevolezza il secondo set tenendo agevolmente la battuta, quindi (nel game successivo in risposta) è andata subito a segno con un vincente di rovescio in lungolinea (0-15). A quel punto, quasi con le lacrime agli occhi, dopo 65 minuti, una Kalinina dolorante ha dovuto alzare bandiera bianca. Tradita dal proprio fisico nel momento più importante, la ventiseienne ucraina è stata abbracciata da Lena, prima di essere consolata anche dall’ex coach Vukov.
Per Rybakina, il trionfo di Roma celebrato con la consueta sobrietà è il quinto della sua giovane carriera (il secondo a livello WTA 1000 dopo il successo ottenuto due mesi fa nel deserto californiano di Indian Wells) e vale alla kazaka il quarto posto nella classifica mondiale (nuovo best ranking). Quella posizione degna del suo reale valore che l’anno scorso le era stata negata dalla mancata assegnazione dei punti dopo il successo di Wimbledon. Adesso, la Città Eterna in cui qualche anno fa svolse la preparazione invernale e della quale, oltre al cibo, apprezzò in particolare il celebre “Giardino degli Aranci”, occuperà nel cuore di Lena un posto ancora più importante.
WTA Roma
FINALE
[7] E. Rybakina b. A. Kalinina 6-4 1-0 rit.