Videogiochi e Tennis, un mondo che vale la pena esplorare

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videogiochi tennis

Si è concluso con la vittoria di Andy Murray e Kiki Bertens il primo torneo virtuale giocato da tennisti reali sulla Playstation.

Conclusosi il primo torneo di tennis online (Mutua Madrid Open) con la vittoria di Andy Murray e Kiki Bertens, è il momento di posare il joystick sulla base di ricarica e ragionare con lucidità sull’esperimento appena concluso. La premessa è che non sono grondati applausi per questa prima mondiale del tennis reale portato su Playstation anche se, francamente, era prevedibile che sarebbe andata così.

Il momento nel quale stiamo vivendo ha “aiutato”, se così si può dire, a lanciare questo nuovo format, ma dall’altro lato ha messo a nudo delle pecche tecniche dovute all’alto numero di persone connesse online da tutti gli angoli del globo. Il risultato è stato quello di un gioco poco fluido che ha esposto alla critica del pubblico dei social alcune lacune che andranno senz’altro colmate.

Questa ha tutta l’aria di essere stata una sorta di puntata pilota – come nelle fiction – per capire se ci possano essere i presupposti per qualcosa di più grande. Seguendo gli esempi degli altri sport e senza necessariamente scomodare il calcio, anche ambiti apparentemente – e sottolineo, apparentemente – per così dire meno televisivi hanno beneficiato del parallelismo dei videogiochi per attrarre un pubblico più giovane che poi, a pensarci bene, è quello che acquista servizi premium, accede a piattaforme social, condivide, enfatizza e, soprattutto, rappresenta il futuro.

Basti pensare al cambio di marcia che ha fatto la Formula 1 da quando è entrata nell’ottica di una visione più globalizzata del contenuto e si è allargata ad un pubblico più giovane, creando i presupposti per fornire una serie di servizi tagliati su misura; non ultimo il videogioco F1 2019 col quale in questi mesi si stanno svolgendo le gare virtuali nell’attesa che si ritorni alla normalità.

Quindi il videogioco di tennis non può essere il rivale diretto della realtà giocata ma, semmai, deve rappresentare il passe-partout per catturare l’attenzione dei giovani e, se vogliamo, anche il compagno che permette di mantenere la fiammella dell’interesse sempre viva.

In conclusione ben vengano giochi di tennis strutturati a dovere, con licenze ufficiali e con un tour che permetta all’utente di potersi immergere in un’esperienza realistica e completa. Se questo avverrà il tennis, a mio avviso, non può che beneficiarne.