di Daniele Rossi
Umago, Bastad. Gstaad e Los Cabos. Il mese di luglio 2018 verrà ricordato come il migliore del tennis italiano, con quattro titoli arrivati da tre giocatori differenti. Cecchinato ha vinto in Croazia, Fognini in Svezia e in Messico e Berrettini in Svizzera.
I successi dei giocatori azzurri sono stati esaltati e incensati, ma era fin da subito evidente che sarebbe stato necessario relativizzare questi trionfi nell’alveo di un dimensione più ridotta. Certo, i tornei bisogna vincerli e Marco, Fabio e Matteo sono stati bravissimi e non hanno rubato nulla, ma c’è un motivo se questo periodo della stagione è tradizionalmente il più vincente per i giocatori italiani: i tornei sulla terra dopo Wimbledon sono disertati dai migliori e hanno un campo di partecipazione sempre molto scarno, in cui neanche gli specialisti della mattone tritato si presentano.
Si tratta di quattro tornei 250 con un tabellone a 28 giocatori, ovvero il livello più basso del tour Atp. Ma se da una parte Cecchinato giustamente ha macinato punti sulla sua superficie e Berrettini è ancora in fase di crescita, la programmazione di Fognini ha lasciato molto perplessi. Giocare Bastad e Los Cabos per saltare Amburgo (torneo decaduto d’accordo, ma sempre un 500) per poi fare scena muta nei due ‘1000’ nordamericani denota una certa mancanza di ambizione.
Anche la nutrita truppa al via a Flushing Meadows (ben 8 giocatori) ha illuso e invece all’alba del secondo turno, sono tutti fuori. Cecchinato non ha ancora vinto una partita sul cemento, mentre Berrettini ha deluso perdendo nettamente da Kudla.
Fognini invece ha firmato uno dei suoi soliti suicidi agonistici perdendo in quattro set dall’australiano John Millman, giocatore australiano che fa tutto benino e ha il pregio di giocare tutti i punti. Fabio è incappato in una giornata stortissima e non c’entra neanche la stanchezza come il ligure ha affermato in conferenza stampa. Ha semplicemente giocato male buttando al vento l’occasione di approdare ad un terzo turno fattibilissimo con Mikhail Kukushkin.
Insomma, l’estate trionfale è stata subito ridimensionata: quando si va sul veloce e si alza il livello, purtroppo il tennis azzurro rimane in secondo piano. In questo senso il tonfo del ‘Progetto Campi Veloci’ della Federazione risuona ancora nelle nostre orecchie.
Se i maschi sono andati male, il tennis femminile italiano sta attraversando forse uno dei suoi momento più bassi dopo anni di (quelli sì, veri) trionfi. Una sola italiana in tabellone, Camila Giorgi, anche lei eliminata al secondo turno da Venus Williams.
A New York quest’anno, è stata davvero Little Italy.