New York – “Se ti annoi a New York puoi dare la colpa solo a te stesso”, ebbe a dire l’attrice premio Oscar alla carriera Myrna Loy. Di sicuro, la mancanza di divertimento non sarà un problema che affliggerà chi, ritrovandosi nella Grande Mela nelle prossime due settimane, avrà la buona idea di recarsi a Flushing Meadows per assistere all’edizione numero 143 degli US Open. Mentre i cuori degli appassionati vibrano ancora per le emozioni vissute in occasione della finale di Wimbledon ed in quella più recente di Cincinnati, cresce l’attesa per l’ultimo slam dell’anno, nella speranza che possa regalare un altro indimenticabile epilogo.
Forse bisognerà aspettare novembre e le ATP Finals in programma a Torino per decretare il protagonista di questo 2023, ma New York potrebbe emettere in anticipo il verdetto. Separati da appena venti punti nel ranking, il numero uno Carlos Alcaraz (9.815) ed il numero due Novak Djokovic (9.795) hanno fin qui dominato il circuito maschile: uno slam (Wimbledon) e due mille (Indian Wells, Madrid) per lo spagnolo, due slam (Australian Open, Roland Garros) ed un mille (Cincinnati) per il serbo. Dopo essersi già affrontati tre volte in stagione (successo di Nole in semifinale a Parigi, trionfo di Carlitos nell’ultimo atto dei Championships, vittoria di Nole nella finale del Western & Southern Open), i due potrebbero ritrovarsi, per la resa dei conti, a dividere la scena conclusiva dello slam newyorkese.
Un anno dopo aver conquistato il primo major della carriera, Alcaraz torna negli States con una maggiore consapevolezza e maturità, eppure con la certezza che difendere il titolo sarà un affare ben più complicato. Nel 2022, a Flushing Meadows, Djokovic non c’era e lo spagnolo, dopo un quarto di finale epico con Sinner, approdò alle semifinali da favorito. Inoltre, sebbene prima testa di serie, Carlos si ritrova nella parte più dura del tabellone, quella con gli altri due grandi due favoriti della vigilia. Quest’anno la sfida con Jannik potrebbe ripresentarsi nel medesimo turno, con l’italiano rinfrancato dalla conquista a Toronto del primo titolo mille in carriera. Poi, in un’ipotetica semifinale, potrebbe esserci Daniil Medvedev. Il vincitore dell’edizione 2021 degli US Open non ha brillato nelle ultime settimane, ma il russo in stagione ha già conquistato cinque titoli (tra cui Miami e Roma) e resta comunque uno dei giocatori più vincenti sul veloce tra quelli in attività.
Dopo l’esclusione dello scorso anno, la delusione del 2021 quanto non riuscì a completare il grande slam e la squalifica del 2020, Djokovic torna a New York per provare a conquistare il major che non vince da più tempo (2018). Nel lato di tabellone che tra le più alte teste di serie annovera giocatori che non stanno attraversando un gran momento di forma (il serbo potrebbe affrontare Stefanos Tsitsipas ai quarti ed Holger Rune in semifinale), è difficile pensare di non vedere Nole in campo il 10 settembre, quando sul Centrale intitolato ad Arthur Ashe (di cui quest’anno ricorre il trentesimo anniversario della scomparsa), si disputerà la finale.
Nello slam più imprevedibile degli ultimi anni non mancheranno certamente gli outsider, a partire da un ritrovato Alexander Zverev. Il finalista dell’edizione 2020 degli US Open, reduce dal trionfo di Amburgo che gli ha permesso di mettere in bacheca il ventesimo titolo e soprattutto dalla semifinale di Cincinnati (fermato solo da Djokovic), ha finalmente dimostrato di essere tornato ai livelli precedenti il terribile infortunio patito un anno e mezzo fa a Parigi nel secondo set della semifinale con Nadal. E ci sarà spazio anche per i saluti: all’età di 38 anni, di cui 17 trascorsi nel circuito con sedici titoli conquistati in singolare (tra cui il Master Mille di Miami vinto nel 2018) ed otto in doppio (tra cui Indian Wells e Miami), John Isner dirà addio al tennis giocato.