US Open 2022 – “I want to wake up in a city that doesn’t sleep”, recita il ritornello della celebre “Theme from New York, New York” cantata da Liza Minnelli per l’omonimo musical diretto da Martin Scorsese e da lei stessa interpretato insieme a Robert De Niro (il due volte premio Oscar che non manca mai di ripetere quanto la Grande Mela sia “la città più eccitante del mondo”). Un film girato nel 1977, l’ultimo anno che ha visto lo US Open giocarsi sull’erba di Forest Hills prima di trasferirsi in quella che ancora oggi è la sua collocazione: Flushing Meadows.
Chissà se, durante questo difficile 2022 caratterizzato dai troppi fastidiosi infortuni che le hanno impedito di confermarsi ad alti livelli, nella testa di Emma Raducanu siano risuonate le parole della celebre hit. È però probabile che, in un’annata in cui la giovanissima britannica ha dovuto lottare per non restare schiacciata tra la pressione del successo e la scarsità di risultati che ad esso hanno fatto seguito, avrà sperato di scacciare gli incubi risvegliandosi quanto prima nella città che, appena dodici mesi fa, le ha cambiato per sempre la vita.
All’inizio di giugno dello scorso anno, prima di fare il suo esordio nel circuito WTA, la classe 2002 nata a Toronto da padre rumeno e madre cinese, occupava la posizione n. 366 del ranking. Ottenuta una wild card per poter partecipare ai Championships, aveva sorpreso tutti raggiungendo gli ottavi di finale. Ma il meglio non era ancora arrivato. Atterrata a New York da numero 150 del mondo, doveva conquistarsi il suo posto nel main draw attraverso le qualificazioni. Perse le airpods negli spogliatoi, aveva scherzato con il suo team sul fatto che, se avesse passato il turno, avrebbe potuto ricomprarsele. Poi ha compiuto il capolavoro.
Partita dalle qualificazioni, come mai nessuna prima era riuscita a fare, L’11 settembre del 2021, a 18 anni, 9 mesi e 28 giorni Emma Raducanu conquistava lo Us Open superando in finale 6-4 6-3 Leylah Fernandez senza perdere un solo set nei 10 incontri disputati. Impressionante il clamore mediatico suscitato, già prima del trionfo. L’emittente britannica Channel 4, pur di trasmettere in chiaro la finalissima, fece un accordo con Amazon Prime (che deteneva i diritti dell’evento): oltre nove milioni di spettatori e sponsor impazziti per il luminoso sorriso della giovane campionessa multietnica. Appena dieci giorni dopo aver festeggiato il primo slam della carriera, Emma annunciava con entusiasmo su Instagram di essere diventata “House Ambassador” di Tiffany.
“So di aver attirato molta attenzione negli ultimi mesi ma sono già un campionessa Slam”. L’amarezza delle parole pronunciate lo scorso luglio ha rilevato la delusione provata dopo le ingenerose accuse che le sono piovute addosso in seguito all’eliminazione al secondo turno di Wimbledon. Poi, quando cambiando nuovamente coach Raducanu ha deciso di affidarsi al russo Dmitry Tursunov, a Londra e dintorni non sono mancate le polemiche. Arrivata in nordamerica finalmente in buone condizioni fisiche, Emma ha finalmente ritrovato buone sensazioni. Le prestigiose vittorie colte su Serena Williams e Vika Azarenka in Ohio hanno avuto la capacità di restituirle la giusta fiducia, oltreché a risollevarle il morale. Confermarsi a New York sarà durissima, ma non impossibile come poteva sembrare appena un mese fa.
“Forse la parola migliore per descrivere quello che sto facendo è evoluzione. Sono qui per dirvi che mi sto evolvendo lontano dal tennis”. Con una lettera aperta pubblicata lo scorso 9 agosto sulle colonne di Vogue, Serena Williams (41 anni il prossimo 26 settembre) ha annunciato il suo addio al tennis. Sarà quindi l’Arthur Ashe Stadium, che l’ha vista conquistare 6 (1999, 2002, 2008, 2012, 2013, 2014) dei suoi 23 slam, a salutare l’indiscussa regina dell’epoca recente del tennis femminile. Un momento che, in qualsiasi turno dovesse verificarsi, sarà certamente ricordato come il più emozionante dell’edizione 2022 del major newyorkese.
Tante le pretendenti al titolo, come da anni ormai a questa a parte. Da quando cioè, venuto meno il dominio di Serena (ultimo trionfo slam nell’edizione 2017 degli Australian Open – quando era già incinta di due mesi), il circuito WTA ha faticato a trovare leadership durature. Se la favorita d’obbligo non può che essere la numero uno del mondo Iga Swiatek, è pur vero che la protagonista assoluta del periodo che è andato dal ritiro di Ash Barty fino al Roland Garros sta vivendo un periodo non felicissimo, sia in termini di gioco che di risultati. Inoltre, nonostante i progressi di quest’anno sul cemento (come testimoniato dai trionfi di Indian Wells e Miami), non va dimenticato che la fuoriclasse di Varsavia ha fin qui sempre preferito la terra rossa alle superfici veloci.
Cemento che non è la superficie prediletta neanche dalla numero 5 del mondo Ons Jabeur, mentre potrebbe esserlo tranquillamente per la campionessa di Wimbledon Elena Rybakina, dotata di un tennis potente e di uno dei migliori servizi del circuito. Non attraversa un bel momento di forma la finalista dell’edizione 2021 Leylah Fernandez, chiamata come Raducanu a dover difendere a New York i tanti punti conquistati dodici mesi fa. Non ci sarà la vincitrice dell’edizione 2016 Angie Kerber, che ha annunciato di essere in dolce attesa. Ci sarà invece una ritrovata Petra Kvitova, recente finalista a Cincinnati e presto sposa del cuo coach Jiri Vanek.
Per stato di forma, nel novero della favorite all’ultimo slam stagionale non può mancare Caroline Garcia. La vincitrice del Western & Southern Open (tre titoli in questo 2022) che sta esprimendosi su livelli di gioco assoluti, è anche la tennista che negli ultimi tre mesi ha colto più successi di chiunque altra. Non sarebbe una sorpresa se la maturità raggiunta in questa fase della carriera dalla transalpina classe 1993 le portasse in dote il miglior risultato slam. Fino ad ora, Garcia non si è mai spinta oltre i quarti di finale a livello major (Parigi, 2017).
Da non sottovalutare neanche la voglia di rivalsa di Simona Halep, la cui collaborazione con Patrick Mouratoglou sta già dando i suoi frutti (come testimoniato dal successo nell’Open del Canada). Intanto gli americani aspettano un successo che manca dal 2017, quando Sloane Stephens superò in finale la connazionale Madison Keys. Nell’edizione che vedrà il ritiro di Serena, la suggestione non può che assumere le fattezze della sua erede designata, la finalista del Roland Garros Cori Gauff. Problemi alla caviglia permettendo (quelli che l’hanno costretta a ritirarsi da Cincinnati), sognare è lecito.