Quattro chiacchere con Antonio Garofalo: avvocato di professione, giornalista per passione

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Di Adamo Recchia

Abbiamo scambiato quattro simpatiche chiacchiere con il collega e amico napoletano Antonio Garofalo, al rientro dal Roland Garros dove ha seguito lo Slam parigino per il sito Ubitennis.

Antonio, come è nata questa tua grande passione per il tennis?

Sono sempre stato, sin da bambino, un grande appassionato di sport. Oltre al calcio – ho avuto il privilegio di assistere dal vivo all’epopea di Maradona a Napoli – da piccolo impazzivo per ciclismo e sci alpino. Mi sono avvicinato al tennis verso la metà degli anni ottanta ed è stata una folgorazione, ricordo maratone televisive durante le dirette Rai per Roma e Roland Garros. I primi match di un certo livello visti dal vivo risalgono alla sfida di Davis Italia-Repubblica Ceca del 1995 a Napoli, con Gaudenzi, Furlan e Nargiso che superarono Dosedel e Vacek. Da lì in poi è stato un crescendo che mi ha trasformato in un “malato” di tennis. Becker, Graf, Edberg, Agassi, Sampras, Henin e poi Federer e tutti gli altri  hanno fatto il resto.

Di professione avvocato, sei da tempo uno dei più apprezzati redattori di Ubitennis, come ti sei avvicinato al giornalismo?

Innanzi tutto ti ringrazio per i complimenti ma ad Ubitennis non esistono gerarchie, siamo davvero una grande famiglia unita dalla passione per questo meraviglioso sport. Ubaldo Scanagatta è stato uno dei pionieri nel raccontare il tennis con Clerici e Tommasi e ogni giorno ci trasmette la sua passione per il giornalismo e per questo sport. Come hai detto te, io nella vita di tutti i giorni svolgo un’altra professione, sono un avvocato, ma sin da ragazzo ho avuto questa passione per il giornalismo, scrivendo per testate locali e collaborando con un’emittente radiofonica. Da cinque anni e mezzo collaboro con Ubitennis e ho avuto la fortuna di aver goduto sin dall’inizio della stima di Ubaldo e della redazione. Ho scritto tanti articoli di ogni genere, curo la rubrica settimanale delle pagelle e ho il privilegio da cinque anni di essere inviato al Roland Garros. È una bellissima esperienza che mi accresce da un punto di vista professionale e umano, sopratutto per il continuo confronto con il Direttore e i ragazzi della redazione, con molti dei quali ho instaurato degli splendidi rapporti di amicizia che vanno oltre il rapporto professionale.

Cosa pensi di questi eterni giovanotti che rispondono ai nomi di Rafa Nadal e Roger Federer?

Quando parliamo di Federer e Nadal è difficile non essere banali. Credo che per prima cosa si debba ricordare che siamo di fronte a due fenomeni assoluti sotto il profilo atletico. Sono giocatori strutturalmente molto diversi ma entrambi con delle caratteristiche fuori dal comune: Nadal è potente ed agile al contempo, Federer coordinato ed elastico e hanno saputo mantenere il fisico a livelli pazzeschi nonostante l’usura e gli infortuni. Poi c’è l’aspetto mentale: hanno una passione e una voglia sovrumana dopo tutto quello che hanno vinto e non hanno alcuna intenzione di fermarsi. Si divertono troppo, il segreto è lì. Ma soprattutto sono di una umiltà incredibile, nonostante siano già probabilmente i due più grandi della storia del tennis hanno avuto la capacità di modificare il proprio gioco e di adattarsi alle esigenze modificatesi del loro corpo. Federer ha accorciato gli scambi, praticamente gioca sul 1-2, ha modificato il rovescio, Nadal ha migliorato servizio e rovescio e fuori dalla terra è molto più offensivo. Ovviamente la loro rivalità è uno stimolo a fare ancora meglio ed il fatto che Murray e soprattutto Djokovic li abbiano raggiunti e superati negli scorsi anni per loro è stato un pungolo ulteriore per tornare in vetta. Non so fino a quando continueranno ma finché avranno queste motivazioni ci sarà da divertirsi. E per quel poco che li conosco credo che sapranno dire stop al momento giusto, quando saranno ancora al top.

Chi pensi possa essere il giocatore che interromperà questo dominio?

È inevitabile che Roger e Rafa debbano cedere il passo. Continueranno a vincere ma sarebbe clamoroso trovarceli ancora in vetta al ranking il prossimo anno. Zverev è quello che ha mostrato la maggiore continuità e comincerà a fare risultati anche negli slam perché ha tutto. Credo che però in futuro quello che abbia le armi migliori sia Shapovalov: al di là delle doti tecniche indiscutibili (nel suo gioco c’è quel  quid in più dei fenomeni) mi sembra che il ragazzo abbia quelle doti caratteriali che sono fondamentali in un campione, ovvero la voglia di arrivare e di no arrendersi mai e la capacità di giocare alla grande i punti importanti. Sarei davvero sorpreso se non dovessimo ritrovarlo al numero uno del mondo nel giro di 2-3 anni e con più 2-3 slam in bacheca a fine carriera.

Come giudichi la nuova possibile formula della Coppa Davis e della Fed Cup?

Le competizioni a squadre sono molto belle ma non dobbiamo dimenticare che sono un’anomalia in uno sport iper-individuale come il tennis. Così com’è oggi la Davis non ha senso, i migliori praticamente la ignorano e francamente non ha molto senso – per fare un esempio – giocare dalla parte opposta del mondo sulla terra nel pieno della stagione sul cemento. Non mi dispiace l’idea della riforma anche se non condivido tutto. Non toccherei il 3/5 ma giocherei la Davis ogni 2 anni trasformandola in un vero campionato del mondo, concentrandolo  in un paio di settimane ed in sede unica. Alla fine si giocano tante esibizioni, potrebbe giocarsi il campionato del mondo a squadre con punti atp e premi in palio.

Un tuo parere anche sulle regole introdotte nella Next Gen.

Onestamente alcune regole le trovo agghiaccianti. Ho visto Il no-let durante il torneo juniores al Roland Garros e mi pare una follia, così come consentire al pubblico di muoversi durante gli scambi. Il killer point lo giudico proprio…killer! Nel senso che ammazza il senso del tennis. Ho giocato qualche torneo di circolo con questa regola e le partite sono completamente falsate. Il bello del tennis è che per vincere un game devi fare due punti più dell’avversario: questa regola fondamentale ci premette di dire che quasi sempre nel tennis – a differenza di altri sport – vince chi ha meritato di più. Mi piace invece il cronometro in bella vista per valutare il tempo tra un punto e l’altro.

Il movimento maschile italiano sembra in salute, in quello femminile non si intravedono ricambi, quale è la tua opinione?

Finalmente tra gli uomini si vede qualcosa. Cecchinato ha fatto un exploit straordinario e speriamo si confermi anche fuori dalla terra, Berrettini ha un potenziale notevole e anche altri giovani azzurri stanno emergendo. La rivalità tra loro potrà essere l’elemento in più per farli progredire. Eviterei toni trionfalistici però perché ci manca un top-10 da una vita, siamo tornati in semifinale di uno slam dopo 40 anni, mentre molti altri paesi sportivamente anni luce dietro all’Italia hanno vinto slam o avuto top-10 in questi 40 anni. E dobbiamo ricordare che quasi sempre i risultati dei giocatori italiani sono frutto di scelte, programmazioni e organizzazioni private, non seguite dalla federazione ma da tecnici privati. È lo stesso discorso di Errani, Pennetta, Schiavone e Vinci che sono cresciute professionalmente e sono arrivate al top grazie a tecnici privati e grazie al lavoro fatto all’estero. Purtroppo nel femminile non si è stati capaci di sfruttare l’effetto traino del ciclo straordinario di queste giocatrici. Ad esempio, Perché Francesca Schiavone deve andare ad allenare in America?

Terra, erba, cemento. Quale superficie preferisci da osservatore appassionato?

Amo il tennis a 360 gradi e onestamente non saprei scegliere. Ho avuto la fortuna di seguire dal vivo come inviato 5 Roland Garros, sono ormai 15 anni che sono sempre a Roma, e trovo il tennis su terra straordinario da un punto di vista fisico e tattico. Quando i match su terra vanno al quinto set c’è sempre l’epica dietro l’angolo. Sul cemento e su erba è tutto molto più spettacolare e veloce e c’è più spazio per vedere anche qualche soluzione di volo. Mi piacerebbe si giocasse un po’ di più su erba, ma nel complesso non ci possiamo lamentare.

Prima di lasciarti voglio sapere se giochi a tennis e a che livello?

Perché rovinare questa bella chiacchierata scendendo così in basso di livello? Scherzo…in questo momento non gioco a livello agonistico, mi limito al mio tennis da club. Gioco un paio di volte a settimana, ho un diritto alla Federer, un rovescio alla Wawrinka (questo nei sogni…), corro come Schwartzman, servizio e gioco di volo rivedibili.