Da Umago, Fabrizio Salvi
Marco Cecchinato è un po’ il nome nuovo dello sport italiano. Chi segue tennis non ha bisogno di leggere introduzioni particolari, chi non lo conosce basta che si sintonizzi su Youtube e riguardi le gesta compiute in questo magnifico Roland Garros, quando ha raggiunto la semifinale a quarant’anni dall’ultimo italiano che c’era riuscito. Ha messo in fila tutti, ha scalfito le certezze granitiche di David Goffin e infranto i sogni di Novak Djokovic, un ex numero uno che poco dopo avrebbe vinto Wimbledon. Nuove certezze, nuova serenità e nuova vita.
Ciao Marco, Novak Djokovic ha posto l’attenzione sulla vostra partita al Roland Garros come quella che lo ha fatto seriamente riflettere e ti ha fatto i complimenti…
“Ciao a voi, sono davvero felice che un grande giocatore come Djokovic possa parlare di me e che si sia rimesso in gioco ottenendo questi grandi risultati, dopo quelli che aveva già ottenuto. Aveva detto che forse non avrebbe giocato sull’erba e invece è tornato, ha ottenuto la finale al Queen’s e ha vinto Wimbledon. Lui è sempre un esempio da prendere, specialmente dopo il periodo difficile che ha passato. Ha fatto una cosa molto importante vincendo a Londra.
La partita che tu hai vinto deve avergli fatto scattare qualcosa nella testa. Lui ha parlato benissimo di te..
“Sono orgoglioso di ricevere questi complimenti da Nole perché abbiamo un bel rapporto, lo conosco bene e anche a fine match, quando mi ha abbracciato, era sinceramente contento per me. Dopo una sconfitta con uno che era 70 del mondo avere la forza di rialzarsi e vincere Wimbledon.. Beh, che dire, lui è quello da prendere come esempio, non lo sono di certo io”.
L’adattamento all’erba è sembrato tutto sommato buono, anche se a Wimbledon non è andata così bene..
“Ho dimostrato che anche sull’erba ci posso giocare. Ho raggiunto la semifinale a Eastbourne, vincendo buone partite contro Istomin e Millman che sono bravi su quella superficie. Peccato per il primo turno di Wimbledon. A parte quello mi sto allenando bene e sto facendo tutto quanto al meglio e ora ci sono i tornei sulla terra dove posso fare bene”.
Sei d’accordo che il livello sia molto alto e che sembra esserci molto spazio per potenziali sorprese in tutti i tornei?
“Ormai tutti possono vincere questi tornei come, ad esempio, ho fatto io a Budapest, che da lucky looser ho vinto. Nei primi 100 della classifica il livello è talmente alto che tutti possono vincere, anche se ovviamente chi è testa di serie parte avvantaggiato. Sono tutti buonissimi giocatori anche i non testa di serie”.
Il tuo momento personale com’è?
“Se non sono al cento per cento adesso… allora non lo sarò mai! Magari sento un po’ più di pressione addosso, però è il bello di questo sport e di tutti gli altri, perché adesso ci sono molte più aspettative. Io sto bene e sono sereno e sono pronto per tutte le battaglie”.
Con il tuo risultato a Parigi sei diventato il tormentone dell’estate tennistica italiana, quanto sei felice di questo?
“Questo risultato ha fatto parlare tutta Italia perché era molto più grande rispetto al solo vincere un titolo Atp, che può sempre succedere, ma era una cosa che non accadeva da 40 anni. Tutta Italia parlava di me, sono diventato famoso e inizia a conoscermi tanta gente. È una cosa bella perché sin da piccolo ho avuto il sogno di diventare famoso. Prima, nonostante fossi tra i primi 100 Atp, non lo ero come lo sono adesso. Quando mi trovo negli aeroporti e nei ristoranti mi riconoscono. Ripeto, era uno dei miei sogni essere riconosciuto”.
Guardando alle tue prospettive future, passare dalla terra di Parigi, all’erba di Wimbledon, per poi tornare sul rosso a Umago e avviarsi verso la stagione sul cemento ti crea problemi particolari?
“La stagione sull’erba non è così lunga e due settimane non ti cambiano la stagione, anzi, ti possono aiutare a migliore servizio e risposta. A fine anno ci sarà il cemento dove ormai credo di riuscire a giocar bene, quindi sono contento di poter partecipare a questi tornei, quelli grossi e che contano”.
Un occhio al futuro e tanti sogni ancora da realizzare. Il percorso di Marco Cecchinato verso il successo non è ancora arrivato al suo punto massimo. La strada da fare c’è, ma farlo da numero 27 al mondo dà tutto un altro gusto.