L’importanza dell’aspetto mentale durante un incontro di tennis – problem solving

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Benvenuti al consueto appuntamento settimanale con la nostra rubrica. Oggi affrontiamo uno dei temi più complessi e più interessanti allo stesso tempo, ovvero l’aspetto mentale durante un incontro di tennis; quanto conta? E quanto è importante avere l’atteggiamento giusto per fare la differenza e l’abilità di trovare sempre la soluzione giusta.

Dunque, la partita è chiaramente l’aspetto chiave del tennis. Rappresenta quel mondo un po’ particolare che all’inizio mette paura, ansia, tensione, per un appassionato alle prime armi la partita può essere anche una “tragedia”, un incubo, qualcosa da evitare assolutamente; rappresenta quel momento in cui vengono messi a nudo tutti i difetti, e quel momento in cui sembra che gli allenamenti siano vani, in cui tutti i progressi non riescono a venire fuori, ed in cui si torna poi a casa sconsolati e frustrati, tanto da cercare di allontanarsi da quelle sensazioni per non riviverle più, ed immergersi totalmente nel palleggio, considerandolo l’unica via a cui approcciare per dare fiato al proprio tennis. 

Se chiedete in giro, soprattutto a tennisti alle prime armi, queste sensazioni ed esperienze le conoscono bene. La partita nel tennis è allo stesso tempo qualcosa di bello, stimolante, è ciò che ci spinge anche ad allenarci e migliorarci, a competere a vincere! Al tempo stesso pero rappresenta anche il momento in cui si è soli con sé stessi, quel momento in cui tutte le difficoltà ci travolgono, e non c’è nessuno a cui possiamo affidarci per risolverle, se non a noi stessi. Ecco questo è l’aspetto chiave di ciò che rappresenta il match nel tennis. D’altronde il tennis è lo sport del diavolo ed anche a livelli alti si può notare quanto la componente psicologica sia determinante poi nel risultato della partita stessa. 

La caratteristica del tennis è proprio quella di essere soli in campo. Nessuno a cui affidarsi in momenti difficili, nessuno che possa fare la differenza se non noi stessi, nessuno che possa tirarci su nei momenti in cui non riesce nulla. Si è soli con sé stessi, e questo è un aspetto che tanti non riescono a reggere e spesso decidono di abbandonare completamente la sfida. 

Molte volte vi sarà capitato di vedere come la frustrazione della partita possa portare a gesti di estrema rabbia; racchette spaccate, imprecazioni con se stessi, negatività e molto altro ancora, sia nei tornei minori che pro. Tutto ciò è normale. L’aspetto chiave della partita è quello mentale. Per vincere un match, bisogna essere concentrai al 100% dal punto di vista mentale, ma soprattutto avere un atteggiamento positivo. L’atteggiamento è ciò che fa la differenza. Se si tende a rimproverarsi al primo errore, a perdere fiducia nel primo dritto sbagliato non c’è speranza. Il tennis è uno sport in cui si gioca centinaia di punti, e si colpiscono migliaia di palline. L’errore è normale. Questo è un punto chiave. L’atteggiamento rispetto all’errore. Tanti non tollerano di sbagliare, pensano sia qualcosa di assurdo. Sbagliatissimo! L’errore è qualcosa di naturale, di ovvio. Sbagliare è normale, chiaramente non fa piacere a nessuno, ma è normale. In uno sport in cui in ogni punto si colpiscono tante palline, e ad ogni palla c’è la possibilità di sbagliare, o per la ricerca del punto, o per la tensione o per altro, l’errore è qualcosa di normale e come tale va visto. L’atteggiamento positivo rispetto all’errore è ciò che differenzia anche i grandi campioni. L’aspetto più importante ma anche difficile, è essere capaci di resettare e pensare subito, immediatamente al punto successivo. Facile a dirsi, un po’ meno nella pratica. Non tutti infatti sono in grado di essere positivi, e di essere capaci di pensare subito a ciò che viene dopo senza farsi influenzare dal punto appena perso magari, o dall’errore, o dal set perso. Questa capacità si acquisisce chiaramente con l’esperienza, ma c’è di base la necessità di avere un atteggiamento positivo, volto a raggiunger il traguardo finale, e riuscire a inquadrare l’errore, la sconfitta, il punto perso, nell’ottica normale e naturale della partita, in cui c’è un avversario che è lì per il nostro stesso motivo.

La partita può essere vista come una sorta di partita a scacchi. È importante avere un proprio piano tattico ed una propria strategia di gioco ovviamente, altrimenti si scenderebbe in campo senza idee e facendo cose a caso, e ciò comporterebbe la naturale sconfitta se l’avversario dall’altra parte avesse anche una sola banale tattica di gioco. La tattica permette di avere più tranquillità, perché fa sì che lo sviluppo del punto avvenga con conoscenza, cercando di fare ciò che si ha nel proprio bagaglio tecnico, e permette anche una maggiore concentrazione. Giocando “a caso” naturalmente, è anche scontato dirlo, non si vince, e ci mancherebbe! 

Tornando alla metafora della partita di scacchi; usiamo questa espressione per indicare come, nel match entrambi gli avversari compiano delle mosse ben definite, la differenza la fa chi dei due è abile a trovare la soluzione a ciò che fa l’avversario. È chiaro che scendere in campo con il proprio piano tattico è la base, ma poi c’è da vedere comunque come riuscire ad applicare quelle idee, in base alle difficoltà che ci presenterà l’avversario. 

Dunque è fondamentale riuscire a trovare sempre la contromossa giusta, riuscire a far fare all’avversario ciò che vogliamo che lui faccia, riuscire ad anticipare le sue intenzioni, riuscire a fargli fare ciò che abbiamo preparato, ed allo stesso tempo metterlo in condizione di non svolgere facilmente la sua idea di gioco, ma creargli appunto dei problemi, delle situazioni che lo mettano a pensare ed in cui sarà costretto a trovare delle soluzioni. Ecco che torniamo al titolo del pezzo: il Problem solving. L’abilità principale in partita è quella di risolvere problemi. La partita di per sé è un problema, e chiaramente ne presenta tantissimi durante il suo sviluppo. 

La nostra capacità deve essere quella di saper risolvere i problemi che si presentano, riuscendo a trovare la soluzione giusta che possa portarci alla vittoria. Ciò ci permette di assemblare il tutto, dal punto di vista tattico, e mentale. L’atteggiamento sempre positivo, la capacità di saper incassare i vincenti dell’avversario, la capacità di accettare l’errore, di pensare subito al punto successivo, l’atteggiamento di serenità necessario a vivere la partita con la dovuta attenzione, è fondamentale per scacciare via l’ansia e la tensione, che sono importanti e servono anch’esse prima del match, ma che devono poi svanire durante il gioco, perché sono solo fonte di rigidità e stress.

Ecco la parola che per molto rappresenta la partita: stress. Il match è stressante. Capita a tanti, e vi dico, è normale. Poi però dopo un po riuscirete a gestire, a domare tutte queste sensazioni e sarete in grado di vivere il match a pieno, divertirvi, fare ciò che avete preparato, giocare per il gusto di farlo e provare anche a vincere; insomma vivere la partita totalmente. 

Tutto ciò che rappresenta il match è racchiuso in una serie di componenti che bisogna vivere ed essere capaci di superare, per poter poi esser allo stesso modo capaci di divertirsi. La sensazione di inadeguatezza in campo, di essere impacciati, non liberi, di sentirsi fuori tema, di sentirsi osservati, una serie di paranoie che si creano durante il gioco, sono frutto del nostro cervello, della nostra mente, che crea condizioni negative, in seguito allo stress che genera la partita. È lì che bisogna essere forti, superare quelle sensazioni, affrontarle senza paura, vivere la partita come sana competizione, rinchiudere la propria visuale solo al campo di gioco e non a ciò che avviene all’esterno. Riuscire a dominare tutta la situazione, le sensazioni, tutto ciò che rappresenta un match di torneo, significa riuscire a vivere a pieno completamente il tennis. 

Ci siamo dilungati leggermente, ma era importante menzionare tutto ciò che si vive, che si presenta, e che bisogna superare durante una partita di torneo, in cui c’è la competizione, l’ansia della prestazione, la voglia di vincere, e tante altre componenti che si mischiano insieme. È lì appunto, che la differenza la fa il nostro mindset, il nostro atteggiamento positivo, la nostra sicurezza, il nostro essere sereni, la concentrazione, e poi durante il gioco, unito a questo, la capacità di risolvere i problemi, e trovare sempre le soluzioni giuste per provare a vincere la partita. 

Poi, ragazzi miei, alla fine vince uno solo, e quando si perde, essendo il tennis uno sport per gentiluomini, si accetta la sconfitta, si va dall’avversario, gli si stringe la mano, e ci si complimenta per la vittoria, accettando che in quel momento, quel giorno, quella partita, è stato più bravo di noi ed ha meritato la vittoria. 

È un passo fondamentale questo. Saper perdere è importante, perché saranno più le sconfitte delle vittorie, miei cari, dunque saper accettare la sconfitta in modo positivo, saper trarre spunto, e viverla serenamente, ci aiuterà poi a trovare la vittoria nelle occasioni successive, e ci permetterà di capire quanto vincere sia difficile, e mai scontato, e quanto si debba sudare per portare a casa una vittoria.


Giuseppe Abbate

Istruttore di tennis FIT – PTR – International coach MTMCA Next coach GPTCA level C

Specializzato in tecnica, biomeccanica e videoanalisi

Laureato in lingue e letterature straniere