Di Daniele Rossi
Ne avevamo dato notizia qui, ma riassumiamo brevemente per i più distratti: durante il primo turno del torneo Atp di New York di settimana scorsa, è scoppiato un alterco tra Ryan Harrison e Donald Young. A fine match, Harrison è stato accusato da Young e dalla sua fidanzata di aver pronunciato una frase pseudorazzista (‘Questo è quello che fate voi neri’). Harrison ha subito negato ogni accusa, invitando chiunque ne avesse la possibilità di chiarire l’accaduto. Fin da subito infatti la versione del giocatore di colore faceva acqua da tutte le parti, visto che non era sostenuta da nessuna prova, se non dalle parole della fidanzata, che non sono state confermate da nessuno dei presenti.
A farsi avanti alla fine è stato Michael Bruno, che vantava una posizione di privilegio, visto che era uno dei ‘ball person’ (diciamo raccattapalle, dato che a 26 anni è dura definirlo ball boy) del match e ha assistito al litigio da pochi metri.
Sostanzialmente si è trattato di un accenno di rissa tra due uomini cresciuti che si sono comportati da bulletti di periferia, con Young che invitava Harrison a vedersi fuori per regolare i conti e quello che rispondeva prendendolo in giro per la sua statura (Ryan è alto 1.88, Young 1.83). Tante frasi non proprio da gentleman, ma Bruno (e tutti gli altri presenti sul campo) confermano con certezza che non c’è stata nessuna frase di stampo razzista, né qualcosa di vagamente simile.
Bruno è bianco e ha affermato che se avesse sentito qualsiasi epiteto razzista non avrebbe avuto nessuna esitazione a denunciarlo. Il raccattapalle però non ha sentito nulla di tutto ciò e ha deciso di rendere pubbliche le sue dichiarazioni per ‘salvare’ Harrison dalla messe di insulti che gli sono piovuti addosso in questi giorni. ‘Ho letto cose molto cattive’, ha detto Bruno, ‘vedere persone che sono salite sul carro e hanno iniziato a danneggiare l’immagine di qualcuno senza avere nessuna prova o conoscere i dettagli della conversazione, mi è sembrato molto ingiusto’.
L’Atp ha quindi chiuso la questione con un comunicato ufficiale: ‘Tutte le prove possibili sono state esaminate, incluso il video della partite e i colloqui con tutti gli ufficiali di gara e il personale del torneo che era in prossimità dei giocatori. Sfortunatamente la registrazione audio del video non consente di udire lo scambio verbale tra i due giocatori. A questo punto nessuna prova è stata trovata in supporto all’accusa che Harrison abbia pronunciato una frase razzista durante il match’
L’accusa di Young cade dunque nel nulla, così come dal nulla era nata.