Di Daniele Rossi
Era nel destino di Crandon Park salutare l’epoca del Miami Open con una partita agonica e appassionante, che ha visto la vittoria di un americano, in una finale degna di Hollywood.
Vince John Isner, il classico Grosso Gigante Gentile, che per anni ha portato sulle sue imponenti spalle il movimento Stars & Stripes dopo il ritiro di Andy Roddick e nell’attesa dello sbocciare della Next Gen. Alla soglia dei 33 anni è arrivato il successo più bello, dopo 12 Atp 250 (di cui 10 vinti in patria) e tre sconfitte in finale nei 1000, tutte arrivate contro avversari impossibili: Federer, Nadal e Murray. Con i Fab Four degenti, le maglie si sono allargate e i risultati si sono fatti più imprevedibili e se vogliamo anche più divertenti. Isner però non ha certo ricevuto un pacco dono solo da scartare visto che sulla sua strada ha dovuto superare Cilic, Chung, del Potro e oggi Zverev.
Un trionfo quindi meritatissimo, anche alla luce di una finale giocata con più personalità e determinazione rispetto ad un Zverev che ha ceduto alla pressione nei momenti di maggior tensione.
Il tie-break del primo set sembrava indirizzare il match verso le giovani mani del tedesco, ma era solo uno sbandamento della corsa di Big John. Quel doppio fallo sul 4-4 nel gioco decisivo avrebbe potuto abbatterlo, ma Zverev non gli ha dato la spallata definitiva preferendo una tattica attendista.
Tattica che si ritorceva contro nel secondo set, quando sul 4-4 commetteva errori in serie e regalava il break ad Isner. Nel game più spettacolare del match, John salvava due palle break e alla fine si prendeva il secondo parziale.
La storia si ripeteva nel terzo set, quando Zverev -in continua sofferenza nei precedenti turni di battuta- si faceva togliere il servizio sempre sul 4-4, distruggendo la racchetta dopo aver buttato un rovescio in rete al termine di uno di quei lunghi scambi che avrebbe dovuto vincere ad occhi chiusi sulla palla break.
Nel game successivo Isner non tremava e concludeva con un ace, il diciottesimo del match. Il sorriso largo, estatico e quasi incredulo di Big John, è la perfetta cartolina d’addio a Crandon Park.
Per Zverev una sconfitta sia sul piano tecnico che su quello della personalità. I mezzi tecnici e la particolare situazione del circuito attuale garantiranno al tedesco di origine russa successi in serie, ma siamo ancora molto lontani da un campione con la ‘C’ maiuscola.
Dopo il successo di del Potro a Indian Wells, un altro ‘vergine’ dei 1000 si prende la copertina, in un anno che si preannuncia di difficile decifrazione.
Gli americani intanto si godono un successo totale, visto anche il trionfo della Stephens e la vittoria degli immortali fratelli Bryan in doppio.
FINALE UOMINI
[14] J. Isner b. [4] A. Zverev 6-7(4) 6-4 6-4