Jannik Sinner e la finale Slam. Sarà buona la prima?

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©photo Patrick Boren

L’abitudine alle cose belle si prende molto in fretta, é nella natura umana, ma quello che sta facendo Jannik Sinner ha poco di ordinario.

L’essere campione é un modo di porsi verso le situazioni che si coltiva col tempo ed é un terreno sul quale é necessario aggiungere i risultati per far si che diventino certezze, a loro volta propedeutiche al successo. Sinner ha la cultura del lavoro innata e questo lo ha portato a mostrare al mondo di oggi, quello che sta coltivando da anni. Arrivare ad una finale Slam non è un traguardo scontato, soprattutto perché non si ha per niente la sensazione di un cammino da “meteora di questi livelli”, piuttosto di un percorso lungo e di costante di crescita.

Nel percorso non sono mancati gli inciampi, dolenti e sonori, come quello contro Daniel Altmaier nello scorso Roland Garros, che ha fatto dubitare il grande pubblico (non lui) se la direzione intrapresa fosse o meno quella giusta. Poi sono arrivati i tre set con Djokovic nel tempio del tennis, a Wimbledon, che hanno lasciato la sensazione che la scintilla stesse per scoccare.

Cahill e Vagnozzi, assieme a tutto il team, hanno riconsiderato il suo servizio e quell’accorgimento ha dato a Sinner quello di cui aveva bisogno. Ancor più opportunità tattiche e possibilità di sgobbare un po’ meno per il campo. Da li in avanti qualcosa è cambiato ed è stato un progredire. Vittoria in Canada contro de Minaur, doppietta Pechino&Vienna contro il super scoglio Daniil Medvedev, prima dell’apoteosi della prima strepitosa vittoria contro Novak Djokovic alle ATP Finals di Torino.

Nel giro di quei 3-4 mesi il “mindset” dell’azzurro è cambiato e a dirlo sono i risultati, diventati via via più prestigiosi e suonanti. L’apoteosi della vittoria in Davis, con tanto di bis della vittoria contro Djokovic, ha definitivamente aperto la strada a nuovi scenari ed è totalmente esplosa la cosiddetta Sinner Mania. Un interesse trasversale verso l’italiano che esce dai confini del bel paese e si propaga per il globo, facendo avvicinare al tennis anche chi fino a poco fa non se ne curava più di tanto.

Sinner però non sembra cambiato di una virgola nella sostanza del suo atteggiamento. Sicuramente è più sicuro e spigliato di fronte ai microfoni, ma il nocciolo del suo essere è talmente duro che lo fa spiccare per la sua naturale semplicità, mantenendolo ben ancorato con i piedi per terra.

La finale di domani significa molto ed arrivarci da favorito non sarà semplice da gestire, soprattutto emotivamente. Le carte in regola ci sono, poi sarà quel che sarà. Con una consapevolezza però: Sinner sta regalando emozioni. Poi vada come vada, il tempo è dalla sua.