Il presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi ha parlato del futuro prossimo del tennis all’agenzia Reuter
Andrea Gaudenzi ha avuto il suo bel da fare da quando si è insediato col ruolo di presidente dell’ATP. La pandemia che sta percorrendo tutto il globo sta avendo ripercussioni di ogni tipo e lascia incertezza su quale sarà il futuro prossimo del tennis.
Il dubbio che aleggia è quello se, prima o poi, ci sarà la possibilità di tornare a vedere dei tornei internazionali, oppure se il futuro sarà marchiato da manifestazioni tipo quella organizzata da MEF Tennis Events a Todi, giusto per parlare di tennis italiano, o come quella che si svolgerà all’accademia Mouratoglou a partire da metà giugno. Andrea Gaudenzi nell’intervista concessa a Reuters fornisce la sua versione.
“Smettere ora non sarebbe saggio poiché nessuno sa cosa accadrà. Vogliamo rimanere ottimisti. Al momento davanti a noi ci sono solo scenari ipotetici ed è per questo che non abbiamo ancora deciso. Tra le opzioni potrebbero esserci le porte chiuse, oltre a varie scelte da fare in merito alle restrizioni per i viaggiatori. Ci siamo dati il 15 maggio come data di scadenza per i tornei post Wimbledon a luglio e il primo giugno per decidere sugli appuntamenti di agosto – decisione che supponiamo riguarderà anche il destino dello Us Open, ndr –. Abbiamo una finestra che va dalle sei alle otto settimane per decidere se giocare o no un torneo, non di più. Però, ripeto voglio essere ottimista“.
Oltre alle varie tematiche di tipo organizzativo e le problematiche legate al rispetto delle norme sanitarie, c’è anche una questione non di poco rilievo, come quella della quarantena obbligatoria di due settimane una volta che si è entrati in un nuovo paese. In aggiunta c’è molta incertezza sulla riapertura delle frontiere e del conseguente traffico aereo.
“Ogni paese è in una situazione diversa e sarà difficile organizzarsi con nazioni in fasi diverse e con regole differenti. La Svezia sta avendo un approccio differente, potremmo pensare di giocare un torneo lì, ma è evidente che allo stato attuale non possiamo portare 100 giocatori in Svezia“.