Henri Leconte era un giocatore mancino, dal tocco elegante e raffinato.
Henri Leconte catturò la simpatia del pubblico perché amava rischiare: la sua risposta alla battuta si trasformava spesso in un attacco di rovescio a cui seguiva la discesa a rete e ugualmente, quando la strategia del suo gioco richiedeva un servizio potente, correva a rete per prendersi il punto. Non amava gli scambi da fondo campo se si protraevano per tempi troppo lunghi. La poca pazienza accompagnata dalla fretta di vincere immediatamente il punto erano forse le sue pecche maggiori.
Per Leconte tennis non fu mai una professione ma un puro e semplice gioco. Giovanissimo si allenò con l’altro mancino, Guillermo Vilas. Nel 1980 conquistò il Roland Garros juniores. Appena ventenne sconfisse a Montecarlo Borg, il grande campione svedese da poco rientrato nel circuito. Vinse anche contro Ivan Lendl in Coppa Davis, non lasciandogli nemmeno un set. Il gioco di Leconte era armonioso non solo sulla terra battuta ma anche sull’erba la cui superficie veloce favoriva il suo gioco spettacolare. Solo il re di Wimbledon del momento, Boris Becker, riuscì a fermare, non senza poche difficoltà, il suo percorso.
L’occasione per conquistare l’immortalità nel mondo del tennis arrivò nel 1988 al Roland Garros, il grande slam della sua madrepatria. Nel primo turno Henri Leconte affrontò, in una partita molto complicata, l’australiano Youl, che lo vide sotto di un set, ma alla fine il tennista di casa riuscì a rimontare e a vincere l’incontro al quinto set. Fu complicato anche il secondo turno: lo slavo Oresar, che aveva perso in brevissimo tempo i primi due set, con la sua rimonta costrinse Leconte ad arrivare al quinto set, ma anche questa volta il tennista di Lillers riuscì a passare il turno.
Il terzo turno fu più semplice rispetto ai precedenti e vide Leconte affermarsi in tre set ai danni dell’argentino De la Pena. Negli ottavi di finale Leconte regalò una delle partite più belle del torneo al grande pubblico, che lo sostenne contro il temibile Boris Becker, il tedesco più che mai deciso ad aggiudicarsi il suo primo Roland Garros. Becker aveva interrotto il cammino di Leconte a Wimbledon e il giovane francese aveva aspettato quell’incontro sulla terra battuta per vendicarsi.
Il primo set se lo aggiudicò Becker al tie break, Leconte non si demoralizzò e vinse i due sets successivi. Nel quarto set Becker riuscì a sfruttare un calo di concentrazione di Leconte, conquistando un break decisivo e anche il set. Il tennista francese riuscì però a rientrare nella partita , vincendo il quinto set per 6-4. Nei quarti di finale ad attenderlo c’era Andrej Cesnokov, che deluse le aspettative del pubblico sovietico, perdendo in tre set. Il risultato più inatteso della giornata fu però la sconfitta di Ivan Lendl contro Jonas Svensson, che avrebbe affrontato Henri Leconte in semifinale.
Dopo un primo momento di difficoltà, Leconte conquistò al tie break il primo set, vincendo poi abbastanza agevolmente i due successivi. Un altro tennista francese raggiungeva, dopo cinque anni dal successo di Yannick Noah, la finale del Roland Garros, ed ad attenderlo c’era lo svedese Mats Wilander. Come lo stesso Leconte affermò in un’intervista, la tensione era così forte da impedirgli di dormire la sera precedente l’incontro.
La finale fu combattuta fino al 5-5 del primo set, ma Leconte non riuscì ad esprimere il suo miglior gioco, perdendo i successivi set col punteggio di 6-2 e 6-1. Il pubblico, ormai abituato alle sue vittorie, fischiò il giocatore rimproverandogli quell’increscioso risultato. La carriera di Leconte ne risentì , anche a causa di un grave infortunio alla spalla. Nel 1991 Yannick Noah, nelle vesti di capitano non giocatore della squadra francese di Coppa Davis, convocò Leconte e Forget.
Quell’anno la Francia era riuscita a raggiungere la finale, sconfiggendo negli ottavi di finale Israele, nei quarti la favorita Australia e infine in semifinale la Jugoslavia. Erano passati cinquantanove anni dall’ultima “insalatiera “ vinta dai celebri “ quattro moschettieri” (Lacoste, Borotra, Cochet e Brugnon). Era giunto il momento di vincere quella competizione per risollevare il tennis francese. Noah pensò che Leconte fosse l’uomo giusto per giocare la finale contro gli Usa, che schierarono nei singolari, le leggende del tennis, Agassi e Sampras, mentre nel doppio convocarono Ken Flach e Robert Seguso, vincitori di più tornei dello slam e dell’oro olimpico.
La finale si giocò a Lione e fu aperta col successo statunitense di Agassi, che sconfisse come da pronostico Guy Forget. Nel secondo singolare Leconte affrontò Pete Sampras, che l’anno precedente aveva vinto gli Us Open. Secondo molti, Sampras nel momento migliore della sua carriera, avrebbe facilmente vinto sul francese, concedendogli pochi games. Il risultato, come spesso accade nel tennis, fu diverso dal pronostico: Leconte vinse in tre sets (6-4 7-5 6-4) pareggiando il punteggio della finale. Il giorno dopo Leconte scese in campo, affiancato da Forget, per sfidare il doppio statunitense. Nei primi due sets, Leconte, con i suoi attacchi e con le sue volè piazzate, riuscì a disorientare Flach e Seguso.
I francesi vinsero i primi due sets, ma la coppia americana sembrò riuscire a rientrare in partita, vincendo il terzo set. Leconte e Forget furono bravi a non demoralizzarsi e a centrare subito un break point, riuscendo poi a distanziare ulteriormente la coppia americana che di lì a breve tempo perse l’incontro. Forget sconfisse poi Sampras ,che non riuscì a giocare il suo tennis in quella finale di Davis, regalando il trionfo alla Francia. Il pubblico francese era in delirio e esultò difronte ai quattro giocatori come se fossero eroi nazionali. Dopo tanti anni la Francia era riuscita a riconquistare la Davis: il Leconte tennista aveva trovato la forza di riscattarsi regalando ai suoi connazionali un grande trionfo.