Harrison accusato di razzismo da Young, ma le prove?

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Di Daniele Rossi
 
Dai campi neri alle facce…nere. Il neonato torneo Atp di New York, in pieno stile americano, fa già notizia. Prima i campi neri – in stile Laver Cup – ora un’accusa di razzismo che coinvolge Ryan Harrison e Donald Young. Nel derby statunitense del primo turno è scoppiata la polemica per una presunta frase offensiva che Harrison avrebbe rivolto a Young.  
I fatti: durante il cambio campo del 4-3, Donald avrebbe urlato un ‘Come On’ in faccia all’avversario; Ryan non avrebbe gradito e tra le altre cose avrebbe pronunciato la frase ‘That’s what all you black people do’, ovvero ‘Questo è che quello che voi neri fate’. Diciamo subito che in rete circola un video in cui i due giocatori discutono animatamente, tanto che si rende necessario l’intervento del giudice di sedia per sedare gli animi. Le immagini sono chiare, l’audio invece assolutamente no. Vista la musica di sottofondo è assolutamente impossibile capire quello che i due si dicono. 
 
La frase incriminata è stata riportata da Young e dalla sua fidanzata Valentina Lee, ovviamente su Twitter. La ragazza ha aggiunto che ha sentito nitidamente la frase e che l’Atp sia già intervenuta per spingere Young a fare cadere l’accaduto. D’altro canto è stata dura la replica di Harrison, che ha affermato con convinzione di non aver mai pronunciato quelle parole: ‘L’accusa di Donald Young di stasera è assolutamente falsa. Sono davvero deluso dal fatto che qualcuno possa dire una cosa del genere in relazione ad un match perso (Harrison ha infatti vinto per 6-3 7-6, ndR). Ogni audio/video mi darà ragione al 100% e incoraggio chiunque abbia le risorse di trovarlo’.
 
Al momento le accuse di Young e fidanzata non sono supportate da nessuna prova e il tutto si sta riducendo alla parola di uno contro la parola dell’altro. Harrison intanto –che per altro non è proprio famoso per la sua simpatia- è già stato travolto da una valanga di insulti, con tanti che equiparano il 25enne della Lousiana a Tennys Sandgren, il giocatore americano che durante gli Australian Open aveva dovuto difendersi dalle accuse di avere idee vicine al movimento Alt Right. 
 
Curioso come questo episodio coinvolga due ex enfant prodige del tennis USA che non sono stati assolutamente in grado di mantenere le aspettative. Young era già stato dipinto come il ‘Tiger Woods del Tennis’ e nientemeno che John McEnroe si era espresso in termini entusiastici nei suoi confronti. A 28 anni i tornei vinti in carriera sono zero e il best ranking (38) risale a sei anni fa. La tecnica di Young è di alto livello, ma pecca di potenza, resistenza e intelligenza tattica.
Harrison invece soffre dei problemi endemici dei tennisti americani: ottimo servizio, gran diritto ma rovescio tremebondo e piedi incollati al terreno. Ryan si è tolto lo sfizio di alzare il primo trofeo Atp l’anno scorso (proprio a Memphis, il torneo sostituito da New York) ma non è ancora mai andato oltre al terzo turno di uno Slam. 
Tornando all’accaduto, ci sono ancora tanti interrogativi. Se Young ha davvero sentito quella frase, perché è tornato a sedersi senza fare una piega? Non avrebbe dovuto alterarsi o almeno farlo notare  subito ai presenti? Senza contare che vicino ai due giocatori c’erano parecchie persone e l’unica ad aver riportato la frase è la fidanzata di Young. Dall’altra parte, se Harrison avesse davvero detto quelle parole non avrebbe scuse e dovrebbe subirne le conseguenze. 
Al momento però Ryan sta subendo la classica gogna mediatica dal ‘popolo social’ che ha già sentenziato la sua colpevolezza senza avere uno straccio di prova.