Forza e debolezza, l’ossimoro di ogni tennista: gli ultimi dieci minuti di del Potro – Federer a IW18

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    Di Paolo Rossi

    Terzo set della finale di Indian Wells. Punteggio 5-4 Federer e servizio per chiudere il match. Il game è appassionante e diventerà la chiave di volta del confronto. Roger batte un’ottima prima palla dentro. La risposta di Del Potro finisce out: 15-0. Nel punto successivo però Roger fa doppio fallo: 15 pari. Poi va avanti 30-15, grazie ad un lungo linea di Delpo largo, e poi con un ace si porta sul 40-15. Manca un 15 per andare a festeggiare l’ennesimo titolo di una carriera da super man.

    Ma di là del campo batte forte un cuore argentino. C’è la voglia infinita di non mollare mai anche quando ci sono pochi secondi a dividere il successo improbabile in quel momento dalla sconfitta. Del Potro tira fuori il suo arsenale migliore e col diritto facendo accorciare le traiettorie di Roger governa gi scambi. Vince il punto del 40-30 e poi pareggia il conto perché Federer sbagliando la prima di servizio riceve una bordata di risposta, contrastata con un tentativo inopportuno di drop shot di rovescio finito in rete.

    Del Potro avverte chiaramente in questo errore la possibilità di riprendersi il match. Anche quando Federer torna al match point, il terzo del game, che tuttavia non riesce a finalizzare. Anzi. Subisce ancora la rimonta prima finendo passato su una calata a rete effettuata con un debole attacco slice di rovescio. Poi sul punto successivo stecca clamorosamente un dritto come un qualsiasi giocatore di quarta categoria. L’errore diventa una fantastica palla break per Juan Martin capitalizzata con una bomba di diritto scagliata dopo un fraseggio violento durato 11 scambi. Colpendo da oltre due metri fuori dalla linea di fondo e l’albiceleste mette a segno un vincente diagonale che Federer rincorre inutilmente.

    Il 5 pari cade sopra Roger come un macigno e gli scoperchia tutti i nervi. Ne fa le spese l’arbitro di sedia che riceve una bruttura a parole perché reo, a giudizio di Federer, di non aver risposto alla domanda riguardante quanti giochi mancavano al cambio palle: “Te l’ho chiesto ben 4 volte – dice Roger stizzito con tono severo – e non mi dai una risposta!!!”. Poi va alla sua panca scuotendo la testa e cambia racchetta. Ma è l’aver fallito poco prima 3 palle per sigillare il match che fa insinuare il dubbio nel Re. Non il cambio palle. Capisce di poter perdere e ciò lo rende umano come il resto dei colleghi e del mondo. Un fenomeno di uomo, ma anch’esso ogni tanto umano.

    Lo sguardo di Delpo invece è proiettato oltre e nel linguaggio del corpo mostra di sapere che ha già una mano sopra il trofeo. Tiene il suo servizio con sicurezza e va avanti 6 giochi a 5. Poi è la volta di Federer e si giunge al Tie Break. Ma Roger non vince più i suoi dubbi e Del Potro domina. Lo svizzero commette anche due doppi falli a testimonianza dello stato d’animo ormai sul versante negativo. La roulette si chiude col punteggio di 7 a 2 a favore dell’argentino.

    Niente a che vedere col punteggio del Tie Break giocato tra i due tennisti nella semifinale del torneo olimpico di Londra 2012, 19 a 17, vinta da Federer dopo 4 ore e 26 minuti di lotta. Indian Wells si tinge quindi di bianco celeste e Del Potro centra con metodo il suo primo titolo in un Masters 1000. Gran bella finale, entusiasmante, vinta da un grande giocatore e Federer sa di aver perso da un campione di razza. Senza gli infortuni sofferti da Juan Martin i Fab Four sarebbero stati “The Fab Five”. Ad Maiora.