Da Wimbledon, Alessandro Terziani
Garbine Muguruza è la nuova regina di Wimbledon. La ventitreenne spagnola, nata a Caracas, ha superato in finale la trentasettenne Venus Williams. Per la bella e statuaria Muguruza, 182 centimetri per 73 chili, è il secondo Slam in bacheca dopo il trionfale Roland Garros dello scorso anno dove superò Serena Williams in finale. La giocatrice iberica era alla sua seconda finale a Wimbledon, nel 2015 perse da Serena, sempre le Williams sul suo cammino.
La Muguruza, che dopo il successo parigino era andata in una grave crisi di gioco e risultati, scendendo dal n.2 al n.15 del ranking mondiale, si è improvvisamente ritrovata sui prati londinesi. Fisico e colpi non le sono mai mancati, doveva solo di ritrovare un po’ di autostima. Sarà un caso, ma tutto è coinciso con la presenza nel suo box di Conchita Martinez che ha temporaneamente sostituito il suo coach Sam Sumyk. Corsi e ricorsi storici, proprio la Martinez divento campionessa di Wimbledon nel 1994 superando in finale una trentasettenne Martina Navratilova. Evidentemente Conchita ha ben spiegato a Garbine come ripetersi.
Standing ovation per Venus Williams, cinque volte vincitrice a Wimbledon, tornata in finale otto anni dopo e dopo aver rischiato di chiudere anticipatamente la carriera nel 2011 quando le fu diagnosticato il morbo di Sjogren
L’incontro, giocato con il tetto chiuso, si è deciso nel primo set. Violenti scambi da fondo campo con le due avversarie molto aggressive che facevano a gara a rubarsi il tempo per prendere in mano il pallino del gioco. Sul 3-2 a proprio favore, Venus con un passante di diritto si procura la prima palla break dell’incontro che però non riesce a concretizzare. Sul 3-3 la Williams riesce a tenere miracolosamente il turno di battuta nonostante tre doppi falli e una palla break sventata. Sul 5-4, servizio Muguruza, due errori della spagnola offrono due set point a Venus. Si gioca lo scambio più lungo e violento del match perso dalla giocatrice statunitense con un diritto in rete. La seconda palla del set è annullata da Garbine con una buona prima di servizio. Il pericolo sventato galvanizza la Muguruza che sul 5-5 piazza il break decisivo alla seconda chance. La Williams sta perdendo campo, la spagnola va a servire sul 6-5 e chiude il set dopo 51 minuti.
Il primo gioco del secondo set vede subito Venus concedere due palle break alla Muguruza. Il quinto doppio fallo della Williams è una sorta di resa anticipata. La statunitense è visibilmente stanca, i quattordici anni di differenza si fanno inesorabilmente sentire. Garbine adesso vola sul campo, vede il traguardo sempre più vicino. E’ un dominio, non c’è più partita. Da quel 5-4 nel primo set, Venus non vince più un gioco, saranno nove consecutivi per la spagnola. Sul 5-0 40-0 l’unico momento in cui il braccio della Muguruza trema. Spreca i primi due match point con altrettanti brutti errori. Il terzo ci regala un po’ di suspence. Il diritto di Venus atterra nei pressi della riga di fondo, Garbine si ferma e chiede l’intervento del Falco. Attimi di tensione, la palla è out. La Muguruza si porta le mani al volto e si inginocchia sul prato. La vendetta è un piatto che va servito freddo, due anni dopo ha vinto la finale di Wimbledon. Finalmente può sollevare il tanto desiderato Rosewater Dish.
Da lunedì Garbine salirà al n.4 del ranking, dietro a due giocatrici (Pliskova n.1 e Halep n.2) che non hanno ancora vinto uno Slam. Il computer ha sempre ragione, ma capisce poco di tennis.
Muguruza b. V.Williams 75 60