Da New York, Daniele Rossi
E’ Sloane Stephens la prima finalista degli Us Open 2017. La favola di Venus giunge al termine, mentre prosegue il sogno della 24enne della Florida che centra la prima finale Slam in carriera. Una carriera che era iniziata in modo straordinario, tanto che i paragoni con le sorelle Williams si sprecavano, prima di impantanarsi improvvisamente. La semifinale agli Australian Open 2013 sembrava il semplice prologo ad un futuro da protagonista e invece gli infortuni, ma anche un atteggiamento in campo molto spesso spesso svogliato e superficiale, ne hanno ritardato l’esplosione.
Atteggiamento cambiato radicalmente dal ritorno in campo dopo un anno di infortunio: adesso Sloane è concentrata, cattiva e motivata. Il tennis invece c’era e c’è ancora, seppur con ampi margini di miglioramento.
La partita è stata strana, assolutamente imprevedibile nel suo svolgimento e contraddistinta da un numero impressionante di break. Alla fine saranno ben 10, cinque a testa, a fronte di un totale di 26 palle break.
L’andamento dei primi due set è stato speculare: nel primo Venus era lenta e bloccata, commetteva errori in serie e lasciava via libera ad una Stephens che senza fare nulla di straordinario incassava il primo set in appena 24 minuti di gioco.
Nel secondo invece la Williams si riprendeva, sospinta dal pubblico che finalmente riempiva il Centrale, vincendo il parziale addirittura a zero, con la Stephens che risultava assente ingiustificata.
Nel terzo partiva la girandola di break, ma il match si decideva sul 5-4 Williams. Sloane al servizio sul 30-30 vinceva un punto straordinario dopo un fantastico scambio grazie ad un passante di rovescio vincente. Teneva dunque la battuta con una prima vincente e passava la pressione a Venus, che dopo le corse del gioco precedente, accusava improvvisamente tutta la fatica accumulata.
Perdeva il servizio a zero e mandava la Stephens a servire per il match, chiuso al primo match point grazie ad una maldestra risposta di rovescio della Williams.
Sloane è la quattordicesima giocatrice ad arrivare in un finale Slam senza essere testa di serie, la quarta agli Us Open, dopo Venus nel ’97, Clijsters nel 2009 e Vinci nel 2015.
Stephens b. [9] V. Williams 6-1 0-6 7-5
Tutt’altra storia nell’altra semifinale. Se doveva essere un incontro tra due pesi massimi, si è concluso con un no contest. La Keys ha preso a pallate dal primo all’ultimo punto la malcapitata Vandeweghe, bloccata dalla tensione e travolta dall’avversaria.
Madison ha trovato una giornata perfetta in cui non ha sbagliato nulla, piazzando vincenti con entrambi i fondamentali da ogni parte del campo e commettendo appena 9 errori gratuiti. CoCo era impotente di fronte alla forza dell’avversaria ma ci ha messo ovviamente del suo: costantemente sotto pressione, si è trovata costretta molto spesso a forzare sbagliando spesso e volentieri di metri. Disastrosa poi nei pressi della rete, dove ha commesso degli errori sui colpi anche più elementari.
L’unico momento di suspense si ha avuto sul 4-1 del secondo set quando l’allieva di Lindsay Davenport si è ritirata negli spogliatoi per un medical time out. E’ tornata in campo con una vistosa fasciatura alla coscia destra, ma non ha avuto problemi a chiudere il match in 96 minuti di gioco.
22 anni la Keys, 24 anni la Stephens, nelle due semifinali hanno prevalso le due giocatrici più giovani. Per entrambe si tratterà della prima volta in un finale Slam.
Tra le due un solo precedente datato 2015, in cui a Miami a vincere fu la Stephens.
[15] M. Keys b. [20] C. Vandeweghe 6-1 6-2