Di Fabrizio Salvi
Allez la France. La Francia ha vinto. Una vittoria quanto mai di squadra, con tutti i giocatori che hanno preso parte alla Davis 2017 chiamati a salire sul palco per ricevere la mini-insalatiera. Eccetto i cinque schierati da Yannick Noah, a bordocampo si sono seduti Jonathan Eysseric, Gilles Simon, Jeremy Chardy e Julien Benneteau oltre ai vari componenti del team. Un’unione che ha fatto la forza, quella di una selezione finalmente unita, sgombra dalle contraddizioni interne e con un capitano, Yannick Noah, che le ha azzeccate tutte.
Sembrava un colpo di testa lasciare Pierre Hughes Herbert orfano di Nicolas Mahut e dividere così la coppia numero 6 del mondo invece, se pur a fatica, ha avuto ragione lui. Ieri Noah ha voluto stupire ancora, facendo scaldare Gasquet prima dell’ultimo singolare decisivo per poi schierare – a sorpresa – Lucas Pouille, che due giorni prima aveva perso contro David Goffin. La ruota ha girato e Pouille lo ha ripagato con la miglior prestazione della vita, con l’aggravante di avere tutta la pressione addosso di un risultato che non poteva non centrare. L’ha vinta la tattica, l’hanno vinta tutti, l’ha vinta la Francia.. questa decima.
Promossi:
Yannick Noah. Terza Coppa Davis da capitano. Guida vera che ha saputo far emergere la propria personalità responsabilizzando i giocatori da un lato e togliendogli di dosso le paure dall’altro. Percorso netto e con l’happy ending finale. Le scelte lo hanno ripagato ed è giusto che si prenda i meriti.
Lucas Pouille. Dopo Noah è l’uomo copertina di questa finale. Il più giovane (classe 1994, 23 anni) e il più coinvolto in questa tre giorni di Lille, ha l’enorme merito di giocare il miglior incontro della vita nel momento più difficile, con gli occhi della Francia addosso e contro un avversario che era più debole, almeno sulla carta. Dopo la batosta contro Goffin si è ripreso, ha riordinato le idee e trascinato il suo paese al successo. Si merita tutte le foto di copertina.
Gasquet/Herbert. Un doppio inedito, particolare e, in fin dei conti, vincente. Una scelta rischiosa che ha pagato. Punto portato a casa col brivido e missione compiuta.
David Goffin. Da 10 e lode, se solo avesse vinto il titolo. Chiude le due settimane migliori della sua carriera con zero trofei e questo dispiace. Goffin prende per mano il Belgio e lo fa sognare, battendo prima Pouille, col quale aveva sempre perso, e Tsonga, quando il risultato unico era la vittoria. Avere un giocatore così fa la differenza ma, talvolta, non basta nemmeno lui.
Jo-Wilfried Tsonga. A doppio volto e ultimo dei promossi. Fa il suo dovere nel primo giorno e non riesce ad andare oltre i suoi limiti nel quarto incontro, quello che poteva chiudere la disputa. Venerdì ha steso Darcis e ha tenuto vive le aspettative transalpine mentre, ieri contro Goffin, non è riuscito a vincere il proprio incontro rimandando la festa francese. Promosso a metà.
Bocciati:
Steve Darcis: Può sembrare un po’ ingeneroso annoverarlo tra i peggiori, se non altro per quanto fatto durante tutta questa competizione. Dovendo circoscrivere tutto agli ultimi tre giorni di gare, Darcis non ha dato quello che il Davis Hero aveva abituato, magari andando anche oltre ai propri limiti. Raccoglie in tutto 10 game nelle due partite giocate, davvero poco per vincere la Davis.
De Loore/Bemelmans. Un doppio sprecone. I due erano più affiatati della coppia francese e, nonostante ciò, hanno capitolato. Perdono il servizio nel momento topico dell’incontro – 1-1, terzo set, 5 a 4 e servizio Belgio – e da li non si riprenderanno più. Un punto che poteva risultare fondamentale.
Van Herck. Seconda finale Davis nel giro di tre anni è comunque un ottimo risultato ma, il capitano, non è esente da colpe. Le scelte, è vero, sono state obbligate, ma davvero un Goffin così non poteva giocare il doppio? È sicuramente molto facile parlare a posteriori, ma quale rimpianto rimane…