di Daniele Rossi
Incredibile epilogo all’O2 Arena: contro ogni pronostico, Alexander Zverev batte Novak Djokovic per 6-4 6-3 e a soli 21 anni vince le Atp Finals.
Si tratta di un titolo meritato e conquistato battendo in serie Roger Federer e Novak Djokovic e dimostrando incredibile freddezza e cinismo nel match più importante della sua giovane, ma già ricca di successi, carriera. Non sarà certo un poeta della racchetta, ma Zverev riassume più di ogni altro il concetto di giocatore moderno. Alto, ma veloce e agile, servizio devastante, colpi a rimbalzo solidi e la capacità di gestire i momenti delicati della partita. Da sempre ambiziosissimo, Sascha ha aggiunto ad un team già di qualità Ivan Lendl, che forse non avrà già inciso prepotentemente sul gioco del suo allievo, ma che è sempre capace di motivare il proprio giocatore, seppur solo con un’occhiataccia delle sue.
Difficile spiegare cosa si sia improvvisamente inceppato nella macchina che sembrava filare prima verso il traguardo. Dalla fine del primo set, Djokovic è come sparito dal campo, tornando ad essere quel giocatore incerto e quasi indifferente alla partita visto nei primi mesi del 2018. Forse la stanchezza, più mentale che fisica, di un’incredibile rincorsa iniziata a luglio, si è fatta sentire improvvisamente.
Il primo set si è deciso nel nono gioco, quando il serbo ha infilato un paio di gravi errori di diritto che gli sono costati il primo break della settimana e di conseguenza il set. Tanti però i meriti da ascrivere a Zverev, capace di mettere l’88% di prime e di vincere l’86% dei punti.
Djokovic usciva mentalmente dal match e improvvisamente tutti i colpi che fino a poco prima finivano nei pressi delle righe, finivano fuori di metri. Zverev si prendeva un break di vantaggio all’inizio del secondo set, poi lo restituiva nell’unico passaggio a vuoto del match, ma ormai l’inerzia era favorevole al tedesco che breakkava nuovamente.
Nole rimaneva parzialmente attaccato nel punteggio ma sul 5-3 cedeva di schianto, concedendo 2 match point. Il primo se ne andava, mentre sul secondo Zverev completava il suo capolavoro con uno spettacolare passante di rovescio.
Djokovic durante il suo clamoroso comeback (da Wimbledon in poi), ha perso solo tre partite: una con Tsitsipas, una con Khachanov e una con Zverev. Tutte arrivate contro ‘Next Gen’, un segnale importate di una flotta di giocatori che sta per arrivare ai vertici e avviare il cambio della guardia. Finire l’anno da numero 1 dopo un’operazione chirurgica è stata comunque una straordinaria impresa, seppur favorita da alcune circostanze, come i contemporanei problemi fisici di Murray, Nadal, Wawrinka e del Potro.
Vincere tre Master 1000 e il Masters di fine anno a 21 anni, significa una sola cosa: Alexander Zverev si appresta ad essere il nuovo numero 1 del mondo. Questa vittoria, certo più significativa di quella un po’ casuale di Dimitrov nel 2017, lo proietta già nell’olimpo dei grandi.
Il 2019 dovrà essere l’anno della consacrazione, ma intanto il tedesco è già diventato un Maestro.
FINALE
A. Zverev b. N. Djokovic 6-4 6-3