Alla scoperta di: Omar Giacalone

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@ziio daidoa

Di Adamo Recchia

Omar Giacalone, attuale ranking n. 555 Atp, ci ha concesso una breve ma interessante intervista.

Il 25enne giocatore palermitano, che si allena con Francesco Cinà (l’ex storico coach di Roberta Vinci), ci racconta di sè ed esprime le proprie opinioni riguardo la nuova formula della Coppa Davis e delle eventuali modifiche inerenti il net e la seconda palla di servizio.

Qual è stata la prima che hai avuto a che fare col tennis?

La prima volta che ho avuto a che fare col tennis avevo 4 anni , grazie a mio padre che era direttore sportivo di un club nella mia citta natale, Mazara del Vallo.

Ricordo che iniziai a frequentare il corso estivo e giocavo con una racchettina di legno a cui mio padre aveva fatto segare il manico per renderla adatta a me.

Quando hai capito che poteva diventare una professione?

Capii che questo sport poteva diventare la mia professione quando raggiunsi la posizione numero 32 del ranking Eta e i primi sponsor iniziarono a investire su di me.

Successivamente ne ebbi conferma quando a 17 anni entrai nel ranking ATP, quindi tra i professionisti.

Dove ti alleni e da quali persone è formato il tuo staff?

Attualmente mi alleno al Cinà Tennis Institute che approfitto per ringraziare.

Mi seguono Francesco Cinà e Francesco Aldi per ila parte tecnica, Piero Intile e Paolo Mandelli per la parte atletica e poi il mio osteopata di fiducia Nuccio Russo.

Attualmente hai un ranking 555, che obiettivi ti poni per il futuro?

Penso e spero di poter fare bene in questa seconda parte di stagione, quindi migliorare la mia classifica di conseguenza e magari superare il mio best ranking di 327.

Qual’è la vittoria che ricordi con maggior piacere e perché?

Una delle vittorie più importanti che ricordo con piacere è quella su Daniel Gimeno Traver ex 48 ATP al primo turno del challenger di Caltanissetta, in casa, un tifo incredibile che mi permise di giocare un gran match.

Su quali superfici ti esprimi meglio e su quali vorresti migliorare?

Credo di aver giocato tanto su terra rossa e aver migliorato il mio gioco su questa superficie anche se la mia superficie preferita è il cemento dove riesco ad esprimere al meglio il mio gioco e dove spero di poter giocare molto di più d’ora in avanti.

Cosa ne pensi della nuova formula inerente le finali di Fed Cup e Coppa Davis?

Sulla nuova formula di Davis e Fed Cup penso che giocarle nella stessa sede attragga più pubblico e le renda più spettacolari.

Sono d’accordo sul fatto di ridurre i match al meglio dei tre set cosa che farei anche negli slam, oggi i ritmi sono troppo alti ed è un massacro giocare match al meglio dei 5 set che arrivano a durare 4 o 5 ore se non oltre.

Qualche tempo fa si parlava di eliminare il net sul servizio o di eliminare la seconda palla…

Sull’ eliminazione del net e della seconda palla invece sono totalmente contrario al momento, non bisogna stravolgere così radicalmente il nostro sport e qualsiasi decisione riguardante dei cambiamenti la farei prendere ad una commissione composta solamente da giocatori, essendo solo noi i diretti interessati.