Alla scoperta di: Hyeon Chung, da studente a professore

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Di Alessandro Terziani

Nato a Suwon nel 1996, una mezz’ora d’auto da Seul, fin da piccolo Hyeon Chung è affetto da un’elevata miopia. Per migliorare l’acuità visiva i medici consigliano di guardare con frequenza il colore verde e praticare uno sport. Così a sei anni, con il padre istruttore di tennis, il piccolo Hyon prende in mano la racchetta nel giardino di casa e non la molla più, un po’ come gli occhiali, oggi suo marchio di fabbrica. Talento precoce, da under 12 si aggiudica l’Eddie Herr International e lo Junior Orange Bowl. Viene subito adocchiato da Nick Bollettieri che convince i genitori a trasferirlo alla sua Tennis Academy di Bradenton dove andrà l’anno successivo insieme al fratello maggiore Hong.

Ho visto giocare per la prima volta Chung nel 2013, a 17 anni, sul court 1 di Wimbledon nella famosa finale del torneo Junior contro il nostro Gianluigi Quinzi. Magrolino, fisico ancora da adolescente, occhialini da primo della classe; un aspetto da vero nerd. In quella partita non si allontanò mai dal fondocampo ma mi colpirono di lui l’agilità e il grande timing sulla palla, soprattutto con il rovescio che giocava sempre in anticipo, spesso sfiorando l’erba con il ginocchio. Vinse in due set tirati Quinzi, poi sapete tutti come siano proseguite in maniera diametralmente opposta le due carriere.

L’anno successivo Chung gioca solo Futures e Challenger scalando rapidamente la classifica ATP. Il 28 aprile 2015 entra nella top 100 e nel corso dell’anno si issa fino al n.51. L’ATP lo premia come Most Improved Player. Ma la Patria chiama e il ventenne Chung deve tornare in Corea per i quattro mesi di leva militare obbligatoria. Complice anche qualche problema fisico, l’ascesa del giovane coreano subisce un rallentamento. Nel 2017, Chung inizia a lavorare con il coach sudafricano Neville Godwin che gli corregge il movimento del servizio rendendolo più efficace. I risultati in campo non si fanno attendere.

Rivedo giocare Chung lo scorso novembre a Milano alle Next Gen ATP Finals. Fisicamente trasformato, un vero toro, con una ventina di chili in più e quadricipiti da mediano. Ma le gambe continuano a muoversi rapidamente come hanno sempre fatto. L’acquisita potenza non ha diminuito assolutamente l’agilità e l’elasticità del ragazzo di Suwon. La concentrazione e la disciplina, comuni a quasi tutte le racchette orientali, fanno il resto. Chung vince il torneo e tutte le partite disputate, dimostrando di essere un giocatore già fatto.

Il resto è cronaca. Chung raggiunge la semifinale degli Australian Open fermato solo dall’eterno Federer. Nel suo percorso elimina il predestinato Sasha Zverev e il suo idolo giovanile Novak Djokovic, il campione serbo a cui si è sempre ispirato e a cui tanto somiglia nel gioco.

Hyeon, lo studente, si è laureato magna cum laude. Il professor Chung ha ormai una cattedra che lo aspetta tra i top ten.