Alla scoperta di: Diego Nargiso

0
582

Di Adamo Recchia

 

Diego Nargiso mastica, respira e insegna tennis. Un passato glorioso sin da quando era Junior, dove è riuscito ad issarsi come primo italiano della storia a vincere il titolo di Wimbledon Juniores all’età di 17 anni. Una carriera alla quale è mancata la ciliegina sulla torta di un titolo Atp, solo sfiorato con due finali – Bordeaux e Palermo – e comunque inebriata dall’amore verso la maglia azzurra vestita per ben 32 volte. Da coach ha già avuto modo di gestire Andrea Basso, Gianluca Mager e Filip Krajinovic, quest’ultimo salito agli onori della cronaca proprio di recente con la semifinale al Rolex Masters di Parigi Bercy.

Salve Diego, pochi giorni fa si è conclusa la prima edizione del Master dei giovani. Sono state sperimentate molte novità, dall’Hawk Eye Live, ai set al quattro, passando per il coaching, giusto per citarne alcune. Quale ti è piaciuta di più?

Mi sono piaciute praticamente tutte tranne, eccezion fatta per quella del “No Lets” che mi sembra superflua. Non risulta comunque molto influente.

Durante le Atp Next Gen Finals eri a bordocampo con il microfono a fare domande ai giocatori e sei spesso ospite negli studi di Supertennis. Ti piace anche il mondo della tv?

Quello che cerco di fare e che mi piace di più è commentare le partite e provando a far arrivare a tutti gli appassionati la parte tecnica, ma in maniera fruibile. Inoltre mi è sempre piaciuto stare davanti ad una telecamera, mi diverte.

Oltre a questo, ci sono anche attività che gestisci in prima persona?

Certamente. Ho una mia Accademia che si chiama ITA (acronimo di International Tennis Academy) dove ho allenato una cinquantina di ragazzi promettenti.

Promettenti come lo eri tu da ragazzino, quando hai scoperto il tennis?

Avevo all’incirca cinque anni. I miei genitori lo praticavano quindi il primo impulso è venuto da li.
     

Da giovane promettente a professionista il passo è molto lungo, quando hai pensato di potercela fare?

Ho capito che sarei potuto riuscirci quando avevo più o meno 15 anni periodo nel quale, guardando le classifiche, mi sono ritrovato ad essere tra i migliori in Italia e nel mondo.

Qual è la vittoria che tuttora ricordi con maggior piacere?

Senza dubbio quella con Emilio Sanchez a Roma nel 1988. Ce ne sono state anche altre, ad esempio quella con Petr Korda a Key Biscayne, quando il ceco era numero 9 al mondo, oppure quella contro Aaron Krickstein ad Amburgo e con Jaime Oncins in Davis. Le ricordo con piacere come tutti gli incontri di doppio giocati per la nazionale.

A proposito di Davis, come vedi gli azzurri contro il Giappone?

É innegabile che molto dipenderà dalla presenza o meno di Nishikori, ovviamente. A prescindere da questo sarà una partita molto dura, ma che possiamo vincere.

E le ragazze della FedCup giocheranno contro la Spagna…   

Con la Spagna sarà durissima. Loro hanno giocatrici come Garbine Muguruza e Carla Suarez Navarro che dovrebbero dominarci ma, comunque, le ragazze di Tatiana Garbin sapranno sicuramente difendersi alla grande.

Un personaggio, Nargiso, che all’età di 48 anni sa di aver dato tanto al tennis e di poter, a sua volta, restituire molto in termini di competenza tecnica e di esperienza di gioco. Il tennis italiano ha bisogno di figure come la sua per cercare di risollevarsi.