Day 11: provaci ancora Sam

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Redazione, Giorgio Panini

 

Ore 13.00 di Sabato 2 Luglio 2016, Londra, Campo numero 1 dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club. Sembra un terzo turno di routine per Novak Djokovic, incontrastato numero 1 mondiale: il serbo ha appena vinto Australian Open e Roland Garros e pare, addirittura, possa puntare a quello che sarebbe un mitologico Grande Slam ben 47 anni dopo la leggenda aussie Rod Laver. Dall’altra parte della rete il tabellone lo ha messo di fronte a un certo Sam Querrey, ragazzone di 1 metro e 98 centimetri pesante oltre 90 chilogrammi e proveniente da San Francisco, California. Lo yankee non è certo uno sprovveduto: è testa di serie numero 28 e sui prati, nel 2010, ha conquistato il titolo ATP del Queen’s e si è qualificato per la seconda settimana dei Championships anche se nei tre Major precedenti a questo ha raccolto la miseria di altrettanti primi turni. Passano poco più di tre ore e ‘Samurai Sam’, come lo chiamavano gli amici del liceo, sbatte fuori dal torneo Djokovic in quattro set e ne spegne i sogni di gloria. Arriverà ai quarti il nostro eroe, sconfitto dal successivo finalista Milos Raonic, e il lampo successivo arriverà solo a inizio 2017 con la straordinaria affermazione nell’ATP 500 di Acapulco dopo aver regolato in quarti, semifinale e finale tre giocatori di assoluto valore come Thiem, Kyrgios e Nadal: roba che alle nostre latitudini avrebbe fatto gridare al fenomeno paranormale! Peccato che negli Stati Uniti siano orfani di gente come McEnroe, Connors, Sampras, Agassi in primis e Chang, Courier e Roddick in secundis e uno come Querrey, paragonato a questi mostri sacri, non abbia proprio le stimmate del campione.

Faccia da bravo ragazzo, cappellino con visiera in avanti perennemente in testa, dotato di servizio e diritto devastanti mitigati da una mobilità così così, lo ‘Zio Sam’ parrebbe quasi uno studente universitario se, ormai oltre dieci anni fa, non avesse deciso d’accordo col padre Mike che fosse il caso di tuffarsi subito nel Circuito professionistico rifiutando la ghiotta borsa di studio che gli era stata offerta dalla University of South California. Col senno di poi il californiano ha fatto benissimo: il palmares attualmente conta un invidiabile best ranking di numero 17 ATP e un bilancio provvisorio di 9 titoli ATP conquistati su tutte e tre le superfici oltre a 8 milioni di dollari vinti in soli montepremi e ben 16 top ten sconfitti in carriera, anche se, per la verità, Acapulco e Wimbledon 2016 a parte, la quasi totalità di queste vittorie risale a anni piuttosto lontani.

Questioni di cuore gli avevano fatto un po’perdere il filo del discorso col proprio tennis, all’eroe dei Championships: prima, nel 2013, il naufragio del matrimonio a un passo dall’altare con la storica fidanzata Emily, e, poi, nel 2014, la sciagurata partecipazione a ‘The Millionarie Matchmaker’, reality show a stelle strisce paragonabile a un nostrano ‘Uomini e Donne’ in cui, in veste di concorrente, con un appuntamento al buio il gigante Sam avrebbe avuto la possibilità di incontrare la sua anima gemella. Peccato che la bella Kylie, una volta terminate le riprese, si sia dileguata. La svolta, sentimentalmente parlando, sarebbe arrivata l’anno successivo grazie al fidanzamento con la modella Abby Dixon, ragazza capace di donargli serenità e stabilità, elementi preziosissimi che ci piace pensare abbiano portato almeno per un giorno Querrey sull’Olimpo del panorama tennistico mondiale. Fino alle ore 13.00 del 12 Luglio 2017, stavolta sul celeberrimo Centre Court dell’All England Lawn Tennis Tennis and Croquet Club. Quando i giorni di gloria sono diventati due.

Sembra un quarto di finale di routine per Andy Murray e invece la storia, un anno dopo, si ripete: Sam Querrey, quel brutto anatroccolo statunitense, per la seconda volta in carriera sgambetta il numero 1 mondiale e, da numero 24 del seeding, si prende tutto il palcoscenico. La straordinaria impresa gli riesce sempre nel Torneo per eccellenza; roba che a un giocatore che non sia un Fab Four fa venire i brividi al solo pensiero di riuscirci una volta, figurarsi due. Certo, l’anca dolorante dello scozzese gli ha dato una bella mano ma onore al merito dell’ex ‘nuovo Roddick’, chissà ancora a quanti sventurati sarà dato questo epiteto, che è stato bravo a non farsi distrarre e macinando punti con le consuete armi micidiali, servizio e diritto atomici, ha concesso solo due game al rivale tra quarto e quinto set. Il nuovo roboante risultato ha proiettato il gigante buono nuovamente in Paradiso e chissà che, grazie anche alla forza dell’amore, ciò non possa dargli quella continuità che serve per spiccare definitivamente il volo. Diceva Agatha Christie: «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova» ma la speranza, per Sam Querrey, è che bastino due imprese per spiccare il volo verso la tanto agognata, e meritata, top 10. Altrimenti non ci resta che attendere Wimbledon 2018 e vedere se un certo spilungone a stelle e strisce scriverà un terzo, memorabile, capitolo di una storia che per tutti gli appassionati è già entrata nella leggenda del nostro sport.