Wimbledon, day 7 uomini: Federer e Nadal sul velluto, a Isner la sfida tra i colossi

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Di Adriano Spataffi

Si delineano i quarti di finali dello Slam londinese in una giornata che al solito regala diversi tiebreak (siamo già a quota 10 considerando anche la partita che deve ancora terminare) ma, per adesso, nessun  quinto set.

Apertura d’obbligo per Roger Federer che, ancora mai brekkato, annichilisce il malcapitato Mannarino, tds 22, che pure sarebbe particolarmente temibile nelle superfici rapide, in un match dove l’unica notizia arriva dal fatto che sua maestà per la prima volta nel torneo ha affrontato palle break, rispedendo però al mittente qualunque speranza.

Nel primo set lo svizzero non solo mette distanza, ma lo fa con un parziale ed un atteggiamento che demoliscono le fragili fiducie del francese, condizionandone anche il proseguo del match. Se infatti il buon Adrian poteva sperare in una giornata continua al servizio con qualche soluzione mancina che spezzasse il gioco dell’avversario, si ritrova invece un benvenuto di 6-0 al primo set, con inciso il messaggio che non è questa la giornata per cercare qualcosa di clamoroso.

Negli altri set il numero 1 al mondo si mette a velocità di crociera, rendendosi inattaccabile al servizio e approcciandosi alla risposta con la consapevolezza che presto o tardi il break arriva, con l chance che salgono quando la palla scotta di più. E infatti i quarti arrivano con un break in ognuno dei due set successivi, uno all’undicesimo e uno al nono game, antrambe in fasi finali, quasi che abbia comunque voluto dar qualcosa agli spettatori, come ogni buon padrone di casa.

A sfidare il Re ci sarà ora Kevin Anderson (tds 8) che, a 32, raggiunge per la prima volta i quarti di finale a Wimbledon, eguagliando il suo miglior risultato in uno Slam, dopo che si era fermato per tre volte agli ottavi di finale negli ultimi quattro anni.

Per questo risultato il sudafricano ha dovuto avere la meglio su Gael Monfils dopo un match molto duro risolto in quattro set con tre tie-break vinti.

Nonostante il punteggio, il servizio non è stato padrone assoluto dell’andamento della gara, le percentuali di realizzazione sono buone entrambi, caso mai erano i colpi successivi che non rendevano i game in battuta solidi fortini, con il sudafricano che cerca spesso e volentieri la rete ed il francese che invece si affida a potenza e dinamismo.

Sul primo set è Anderson a scappare per primo con un break, sul secondo è Monfils, ma in entrambe le occasioni nessuno dei due saprà capitalizzare il vantaggio e si andrà al game decisivo, dove il numero 8 ATP saprà prendere le distanze e chiudere per 7 a 4 e per 7 a 2.

Al terzo set è Monflis a staccarsi nel punteggio, si porta 5-2 (in risposta) ma quando dovrebbere chiudere per il set si fa riprendere; al 6-5, poi, Andreson non riesce ad andare al tiebreak cedendo servizio e parziale.

Il quarto break è privo di break e l’ennesimo tiebreak premia Anderson, più deciso a cercare il punto per tutto il match, tanto che chiuderà con il maggior numero sia di vincenti che di errori gratuiti.

Seguendo il tabellone, il quarto successivo sarà tra i bombardieri John Isner e Milos Raonic.

L’americano si aggiudica il match forse più affascinante di giornata, che lo vedeva opposto a Stefanos Tsitsipas. La grande crescita e la maggior completezza di gioco del greco poteva far pensare ad una sopresa, invece Isner, anche lui mai brekkato fino ad oggi, vince la partita li dove gli aspranti grandi campioni come Tsitsipas devono fare il più importante dei gradini, nei punti importanti. Troppo pesanti i due doppi-falli con cui il greco regala il primo set sul 4-4, e lo stesso vale per l’avventata discesa a rete che apre le porte al tiebreak del secondo. Al terzo set, concluso sempre al tiebreak, la montagna Isner, inavvicinabile al servizio, è troppo alta da scalare ed è inevitabile che Tsitsipas senta troppo la pressione per sperare di spuntarla sui sette punti.

Milos Raonic carica il cannone e tanto gli basta per tenere a bada Mackenzie McDonald, partita filata via liscia a parte che per un terzo set in cui il canadese appare sornione, mai troppo aggressivo nel cercare il break tanto da restare scottato, perdendo il tiebreak e allungando la gara.

L’ultimo ad accedere ai quarti (per stasera) è Novak Djokovic, che offre, finalmente, una delle versioni migliori di sé, talmente buona da candidarlo a terza forza del torneo per reali prestazioni e non per meriti acquisiti.

Kharen Khachanov, con le sue aperture maestose, non riesce mai ad impostare l’uno due che gli servirebbe oggi; lo scambio parte praticamente sempre, e Novak su questo terreno offre una pesante lezione al russo, spostandolo nel campo e trovando vincenti per ogni evenienza, soprattuto con il graditissimo ritorno a certi livelli del rovescio lungolinea. La partita è stata praticamente un assolo, tanto che ad appassionare, ad un certo punto, era la corsa al tempo di Djokovicm per nulla intenzionato a tornare in campo domani per completarla.

Il serbo sarà atteso dai quarti da un altro ritorno, quello di Key Nishikori che va oltre prima al problema al braccio che ne ha condizionato l’avvio di gara, poi a Ernest Gulbis, eterna promessa mancata, tornato anche lui a questi livelli dopouna seconda gavetta nei challenger.

Dopo il primo set con il lettone scappato e mai ripreso, la partita si fa equilibrata e ci vorrà il tiebreak per pareggiare il conteggio nei set. Stesso esito al terzo, che però somiglia ad un quinto set; questo perché entrambi sanno di non avere nelle corde altri due set, Nishikori per i problemi già accennati, Gulbis per un acciacco al ginocchio. Così la vittoria del giapponese dopo una gran lotta punto su punto (12-10) diventa decisiva, con il quarto set dove Gullbis si accontenta di mettere a segno giusto un game per non chiudere a zero, per poi lasciare campo all’avversario.

Prosegue a gonfie e vele anche Rafa Nadal, che mancava dalle fasi finali di Wimbledon dal 2008 (finale con Djokovic). 

Jiri Vasely non riesce mai a rendersi continuo al servizio e dimostra di accusare anche la battuta mancina di Rafa, schierandosi lontano dal campo, esposto alle traiettorie dello Spagnolo in uscita dal primo colpo, che può quindi impadronirsi con il campo senza troppi patemi. In queste condizioni il break è solo una questione di tempo, e infatti il parziale sarà un eloquente tre set a zero, con una sola palla break conquistata (e non sfruttata) dal russo con il contorno degli applausi dei presenti che speravano almeno in una resa senza bandiera bianca.

Il numero 2 al mondo non conosce, però ancora il suo avversario, perché, dopo due tiebreak vinti e la sensazione di un controllo dall’alto di un gioco sicuro e gestito senza sbavature, Juan Martin del Potro si fa probabilmente condizionare dall’oscurità che incombeva e gioca un terzo set nervoso e insofferente per un traguardo vicino che inizia ad allontanarsi. L’argentino così concede subito il break a Simon, lo riprende, ma quando deve servire per il terzo tiebreak si inceppa di nuovo e capitola per 7/5 prolungando al partita a domani.

Federer b. Mannarino 60 75 64

Anderson b. Monfils 76 76 57 76

Raonic b. McDonald 63 64 67 62

Isner b. Tsitsipas 64 76 76

Djokovic b. Khachanov 64 62 62

Nishikori b. Gulbis 46 76 76 61

Nadal b. Vasely 63 63 64

del Potro vs Simon 76 76 57 sosp.