Da Wimbledon, Alessandro Terziani
Che giornata intensa e ricca di emozioni ci hanno regalato gli ultimi due nostri connazionali ancora in tabellone a Wimbledon. Amarezza, orgoglio, rabbia. Sentimenti che si sono alternati nelle oltre quattro ore che ci hanno visto trepidare per la Giorgi prima, sul court 2, per Fognini poi sul Centre Court.
Due partite, due storie, che in certo modo si assomigliano. Camila contro Jelena Ostapenko fresca campionessa del Roland Garros, Fabio contro Andy Murray campione in carica su questi prati. Due partite apparentemente chiuse sulla carta ma che noi, in cuor nostro, sapevamo passibili di sorpresa conoscendo il potenziale dei nostri ragazzi. Entrambi gli azzurri hanno confermato di avere un livello di gioco pari ai migliori giocatori del mondo, hanno purtroppo anche confermato di avere quei limiti caratteriali che impediscono loro il passaggio da ottimi giocatori a campioni.
Camila Giorgi ha giocato due ottimi set fino a un passo dal traguardo, ribadendo quanto di buono visto nei primi due turni contro Cornet e Keys. Peccato che sia andata a servire per il set, sul 5-3 nel primo e sul 5-2 nel secondo, smarrendo completamente la sicurezza fin lì dimostrata. Lanci di palla insicuri con conseguenti doppi falli, clamorosi errori di misura. La brutta copia della splendida giocatrice ammirata fino al gioco prima. La tattica, anche se Camila spesso non si è resa conta che non bisognava dare angoli alla Ostapenko che riusciva così ad aprirsi il campo, c’entra poco. Nei momenti decisivi della partita la giocatrice lettone si è sempre fatta trovare pronta e il braccio non le è mai tremato. La Giorgi si è invece irrigidita perdendo la fluidità dei movimenti che la contraddistingue. Le era successo anche nel secondo set con la Keys dal 4-3 in poi; in quel caso perso il set era calata anche la pressione e l’azzurra aveva ripreso a giocare come sa, approfittando anche di un evidente calo fisico della statunitense. Che dire, in un tabellone femminile ancora una volta orfano di campionesse dove tutte le contendenti in gara possono legittimamente ambire al Water Rose Dish, l’uscita di scena dell’azzurra ci fa veramente male. Camila sembra ormai destinata a vincere solo le battaglie, ma per vincere la guerra non basta.
Fabio Fognini, per oltre due ore, ci ha fatto sentire orgogliosi di essere italiani nella Perfida Albione. Il giocatore ligure ha fatto la partita contro il numero uno del mondo Andy Murray in casa sua, nel Tempio del Tennis, il Centre Court. Lo scozzese, per larghi tratti, ha fatto la comparsa al nostro giocatore che si esibiva in colpi straordinari che strappavano l’applauso anche all’esigente pubblico di Church Road. Sotto di due set a uno, Fognini ha giocato un quarto set superlativo fino a portarsi a servire per andare al quinto sul 5-2. In tribuna stampa rievocavamo addirittura la prima vittoria dell’Italia a Wembley nel 1973, la discesa sulla destra di Chinaglia, il tiro respinto corto da Shilton e il tocco in rete di Capello. Invece erano addirittura cinque i set point vanificati dall’azzurro. Due sul 5-2, due sul 5-3, uno sul 5-4. Murray, che sembrava un pugile suonato alle corde, non ha mai mollato ed è sempre rimasto concentrato sul match. Con il supporto dei 15.000 del Centre Court, boato dopo boato, lo scozzese ha rimontato punto su punto fino all’apoteosi finale. L’esultanza di Murray al termine dell’incontro dimostra chiaramente quanto il ragazzo di Dumblane temesse Fognini che lo aveva superato in tre dei sei confronti diretti. Wimbledon ci restituisce comunque un giocatore tornato ai suoi massimi livelli di gioco e in grande condizione atletica. Anche lui, come la Giorgi, vincerà molte altre battaglie, ma vincere la guerra sembra impresa improba, ancora di più in campo maschile.
Ostapenko b. Giorgi 75 75
Murray b. Fognini 62 46 61 75