Davis 2.0, mondiale o esibizione? Forse solo un…torneo

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di Adriano Spataffi

Della crisi di identità che stava attraversando la Davis Cup e dei possibili cambiamenti avevamo parlato qui.

E’ notizia fresca che l’ITF discuterà ad agosto il nuovo format del campionato del mondo per nazioni, ricapitolando: 18 squadre divise in gironi si giocheranno l’accesso alla fase finale ad eliminazione diretta, il tutto si svolgerà in due o tre settimane in coda alla stagione ATP in una sola città ospitante. Le formule degli incontri saranno di due singolari ed un doppio sui tre set.

Sicuramente un rinnovamento importante, alcuni giocatori, tra cui Djokovic, si sono detti entusiasti (ma il serbo è strettamente legato al gruppo d’investimenti Kosmos, partner dell’Itf e principale idealizzatore della riforma, che comunque non pare mettere d’accordo appassionati e addetti ai lavori. Anche noi, proviamo ad analizzare i pro e i contro di questa proposta.

La tempistica e l’inserimento nel calendario: così ragionata la Davis sarebbe equiparata come organizzazione ad un grande torneo, per i giocatori non ci sarà troppa differenza con la partecipazione ad un appuntamento canonico da calendario e si andrebbero a risparmiare le trasferte, i cambi drastici di superficie in pochi giorni e gli altri fastidi che allontanavano molti big scrupolosi nella pianificazione.

D’altro canto  la garanzia di ospitare almeno uno, due incontri di davis annuali era una discreta fonte di introito per le varie federazioni, così come va considerato che per garantirsi i migliori giocatori sarà comunque necessario ragionare in termini di punti ATP e/o premi di partecipazione, terreni dove le federazioni possono poco rispetto alle macchine organizzative dei singoli tornei.

Fattore “Casa”: si è molto discusso del rischio di creare una manifestazione con partite ignorate dal pubblico e con una sola squadra che può godere dei benefici casalinghi. Onestamente questo l’ennesimo aspetto legato al fattore catalizzante di tutto, la presenza dei big. Con una buona partecipazione, gli scontri diretti tra i grandissimi avrebbero la stessa attrattiva a prescindere dalla nazionalità ospitante. Se in Canada si giocasse il prossimo anno una semifinale a caso, diciamo Spagna/Svizzera con i rispettivi migliori rappresentanti, siamo certi che non ci sarà moria di interesse e spettatori anche se in un altro campo Raonic se la vedesse con Murray. Un termine di paragone confortante può essere trovato in qualunque manifestazione breve per nazioni di altri sport, dove non si trovano stadi o palazzetti deserti solo perché la nazione di casa è altrove. Per quanto riguarda le prime fasi, quelle con le molte partite dei gironi, non sarà nulla di troppo diverso da qualunque prima fase di un torneo,con i rispettivi match di cartello sui campi più capienti, e altre partite ospitate su campi secondari.

Le nuove formule degli incontri: l’aspetto più ambiguo, se si vuole ragionare in termini di “mondiale”, è certamente la formula dei singoli incontri. Già con l’impostazione storica è facile intuire come a volte basti un giocatore e “mezzo” a vincere la Davis (Bengston spalla di Borg forse è il caso più noto). Spesso, però, una forte compagine di tanti buoni giocatori pur senza il campionissimo, poteva sopperire alla forza di un singolo (l’ultima finale di Davis con la corrazzata francese che la spunta su un Goffin in forma mostruosa rende l’idea). Con la nuova formula il peso di un “top-player”, e con esso anche la sua forza contrattuale, aumenta ancora di più di valore,con il rischio di troppi incontri dall’esito scritto in partenza. Ma non è questo l’unico aspetto da notare, quello che più stona è la differenza con il concettosi competizione a squadre diffusa in tutto il mondo: in Europa, per fare alcuni esempi, la bundesliga tedesca, la prima divisione francese la serie A1 italiana si giocano al meglio dei sei incontri, con 4 singolari e due doppi, più un eventuale doppio supplementare, la prima divisione spagnola si gioca su 5 singolari e due doppi mentre la NCAA, il campionato universitario statunitense, si gioca addirittura su 6 singolari e 3 doppi. La discrepanza con gli incontri di Davis, poteva essere giustificata in difesa di una tradizione che durava dal 1900, ma una volta che si decide per una rifondazione è difficile non pensare al paradosso che vede la squadra di un circolo rappresentata da minimo 4 giocatori e una nazione rappresentata da 2.