Di Adamo Recchia
Abbiamo incontrato Alfredo Santacroce, giovane maestro presso il Green Park di Rivoli, con un passato da promessa del nuoto nazionale. Alfredo ha lavorato in vari circoli di importanza nazionale e ha giocato anche il campionato a squadre di serie A1. Attualmente segue un gruppo di giovani che hanno il desiderio di diventare tennisti professionisti.
Alfredo, quando hai scoperto il tennis?
Il tennis mi ha sempre appassionato sin da piccolo, giocavo spesso in casa contro i muri delle stanze con una racchetta da ping pong e una palla di spugna. Ma il mio primo sport agonistico è stato il nuoto, nel quale ho raggiunto degli ottimi risultati. Sono stato campione regionale e italiano da esordiente, cioè dagli 11 ai 14 anni. Spesso durante gli allenamenti estivi insieme ai miei compagni utilizzavamo le tavolette per fare gambe come racchetta, due panchine come rete e con delle vecchie palline che trovavamo in giro giocavamo a tennis. Poi la scelta di cambiare, il nuoto agonistico è una disciplina dura e molto ripetitiva, specialmente nell’infanzia e nei primi anni dell’adolescenza. Così nell’estate del ’97 ho iniziato a prendere qualche lezione di tennis e da lì ho fatto rapidamente progressi tanto da potermi iscrivere ai primi tornei.
Quando hai capito che il tennis potesse diventare una professione?
Dopo essermi diplomato e aver giocato una buona stagione agonistica (avevo ottenuto la classifica 3.1), nel settembre 2002 accusai una malattia alla tiroide. Avevo deciso di dedicare un intero anno al tennis, purtroppo dovetti abbandonare quella scelta e fermarmi completamente. Mi iscrissi così all’università di Scienze Geologiche e feci il primo corso di Istruttore FIT di primo grado. Dopo circa un anno iniziai a riprendere il tennis in modo molto graduale ma il treno del “professionismo” era ormai passato e dunque continuai a studiare e a svolgere le prime lezioni di tennis.
In che circolo stai lavorando e di cosa ti occupi?
Dopo 15 anni di insegnamento, di cui 9 dedicati interamente all’agonismo, sono Maestro Nazionale e lavoro presso il Green Park di Rivoli, vicino a Torino. E’ un centro di grande eccellenza, il cui Direttore Tecnico Gipo Arbino è stato mio maestro di tennis proprio quando ero ragazzo. Mi occupo di allenare ragazzi che hanno scelto il tennis come professione, ma non solo, credo tantissimo nella crescita dei piccoli, e dunque seguo anche diversi ragazzini, alcuni di interesse regionale. Per stare al passo con i giovani mi tocca essere in forma, dunque gioco costantemente con loro e mi alleno fisicamente presso il centro dove lavoro.
Quali sono i tuoi obiettivi per il 2018?
Sicuramente la crescita continua e costante dei ragazzi che alleno. Mi piacerebbe che ciascuno di loro potesse essere soddisfatto del suo tennis, che si tratti di giovani impegnati nell’attività under o di over 18 alla ricerca del loro primo ranking ATP. Personalmente quest’anno sono classificato 2.8, in quanto nel 2017 ho giocato diverse partite di serie C (gara nella quale con la squadra del Monviso Sporting Club abbiamo sfiorato la serie B nazionale) e un torneo Open, vincendo diverse partite.
Quali sono state finora le più grandi soddisfazioni della tua carriera da maestro?
Ricordo tante belle vittorie con Alessio Demichelis e Lorenzo Reale della Canottieri Casale, una su tutte la vittoria ai Campionati Italiani a squadre Under 14 nel 2015, un’immensa soddisfazione. Sempre con Canottieri Casale come capitano di A2 femminile i due play-off centrati nel 2014 e 2015. Ricordo anche gli ottimi risultati a livello ETA (ora TE) di Francesca Bonometti quando lavoravo all’Accademia Vavassori a Palazzolo sull’Oglio ed anche la semifinale raggiunta ai Campionati Italiani Individuali under 14. Recentemente grandi soddisfazioni me le hanno date Matteo Rosingana e Filiberto Capello, quando ho lavorato dal settembre 2015 al settembre 2017 come Responsabile del Settore Agonistico presso Monviso Sporting Club di Grugliasco: nel 2016 il primo è stato Campione Regionale Under 16 ed entrambi Campioni Regionali Under 16 a squadre.
E il ricordo più bello da giocatore?
Come giocatore ho avuto l’opportunità di giocare in serie A1 con la squadra Canottieri Casale, circolo che rappresenta anche la mia più importante esperienza professionale. Nel 2014 fu deciso di far fare esperienza nella massima serie ai giovani talenti di interesse nazionale che avevamo a disposizione, ma chiaramente scontrarsi contro giocatori di classifica ATP era una lotta impari per degli under 14. Quell’anno giocai tutte le partite del girone, furono match improbabili anche per me. Mi trovai difronte giocatori del calibro di Andujar, Naso e Giannessi. Nella fase di play-out il sorteggio ci mise contro il TC Cagliari e io giocai l’andata in casa contro Secci 2.7. Era una partita alla mia portata e rappresentava un punto di importanza vitale per la salvezza della “Cano”. Vinsi il primo set 60, poi persi il secondo 76 giocando male e sopraffatto dalla tensione. Nel terzo andai sotto 52, ma poi scattò qualcosa che mi fece risalire fino al 55 per poi concludere 75 chiudendo il match con un ace dopo 3 ore di gioco. Ricordo la gioia per questa vittoria sofferta e per aver portato questo fondamentale punto alla squadra. Nel ritorno a Cagliari vincemmo al doppio di spareggio e così la salvezza in serie A1 fu garantita.
Che caratteristiche ha il tuo gioco?
Come giocatore ho sviluppato sin da ragazzo una propensione per il gioco di volo. L’ormai superato “serve & volley” rappresenta ancora la mia tattica migliore. Ho molta sicurezza sul servizio e sulle voleè, ho migliorato negli anni lo slice di rovescio e il diritto. Certamente se potessi fare il giocatore mi specializzerei maggiormente sul gioco da fondocampo, senza però perdere la qualità a rete.
Su quale superficie ti esprimi meglio?
Per il tipo di gioco che ancora mi piace esprimere, le superfici di gioco veloci indoor sono le mie preferite. Da ragazzo, certamente più allenato di oggi, mi piaceva giocare molto sulla terra rossa outdoor.
Cosa pensi delle nuove regole Next Gen?
Trovo interessante l’introduzione di nuove regole per il tennis, ma devo essere sincero: sono un tradizionalista e dunque preferisco le regole classiche. Il No-Ad è l’unica novità che mi piace perché dà quel tocco di imprevedibilità in più al match.
Nel panorama nazionale vedi un giovane che potrebbe diventare un top player?
Ho la fortuna di poter seguire da vicino Lorenzo Sonego, che si allena presso il Green park di Rivoli dove oggi lavoro. A parte il recente exploit agli Australian Open, che lo ha reso consapevole delle sue ottime qualità, io credo che Lorenzo abbia le capacità tecnico-tattiche, fisiche e soprattutto mentali per poter fare veramente bene.