Alla scoperta di: Dalibor Sirola, preparatore del Team Piatti

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Di Roberto Ramazzotti

Due chiacchiere con Dalibor Sirola, nato a Rijeka, in Croazia, nel 1972, con più di 20 anni di esperienza nel settore del fitness, della riabilitazione e della preparazione atletica. Nel 2009 ha iniziato a collaborare con Ivan Ljubičić e il suo allenatore Riccardo Piatti, dal 2011 uno degli allenatori responsabili del Piatti Tennis Team. Nel 2012 ha lavorato con Andreas Seppi, e nell’estate 2013 è diventato il preparatore atletico di Miloš Raonić. Oggi lavora con Borna Coric.

Ciao Dalibor, raccontaci del tuo metodo di allenamento ‘’Sirola Training Method’’, quali sono le particolarità e in che cosa si distingue dagli altri?

E’ un metodo di allenamento frutto delle esperienze e delle collaborazioni che ho avuto con i preparatori atletici di tutto il mondo. Il metodo si basa su un’attenta analisi preliminare delle funzionalità motorie dell’atleta. Ad esempio se un atleta ha un movimento dell’anca limitata in estensione, prima è necessario sistemare il movimento e solo successivamente si può aumentare il carico di lavoro e l’intensità dell’allenamento. Per due ragioni fondamentali: per evitare gli infortuni e per diventare più efficaci sul campo.

Il tuo metodo di allenamento si può estendere anche ai tennisti non professionisti o amatoriali? Si può applicare ad altri sport? Se si, quali?

Il metodo è utilizzabile in tutti gli sport e non è pensato solo per i professionisti. L’obbiettivo è quello di sviluppare resistenza, forza e potenza rispettando le regole e le differenze che ogni sport possiede.

La tua esperienza di preparatore atletico ha spaziato non solo non solo nel tennis ma in tanti altri sport. Quali metodi di allenamento di questi sport (ad esempio calcio, basket, pallamano…) hai portato nel tennis?

Nella mia carriera ho avuto la fortuna di lavorare con atleti di diversi sport, come calcio, pallacanestro, sci alpino, MMA, pallamano. Ho avuto così l’opportunità di imparare molte cose, per esempio nello sci alpino la propriocettività ha un’importanza maggiore rispetto agli altri sport, come la pallacanestro o il calcio e quindi va allenata costantemente. Tutto il lavoro che ho fatto basato su equilibrio e propriocettività lo sto portando anche nell’allenamento specifico per il tennis.

Cosa consiglieresti ai preparatori atletici per migliorare le prestazioni dei propri tennisti?

Consiglierei di non lavorare solo su cose specifiche strettamente correlate con il campo, come rapidità, spostamenti ed elasticità. Bisognerebbe prima migliorare la mobilità delle articolazioni, la stabilità del sistema muscolare e il controllo motorio. Queste cose non si imparano leggendo i libri classici per i preparatori atletici o frequentando i corsi di studio in scienze motorie. Dobbiamo allargare i nostri orizzonti e leggere autori come Shirley Sahrmann, Stuart McGill, Gray Cook ad esempio.  

Su quali parti del corpo del tennista focalizzi la tua attenzione per prevenire eventuali infortuni?

Ovviamente sulla catena scapola-spalla-gomito-polso, che possiede una percentuale di rischio di trauma più alta rispetto al resto del corpo. Anche la zona lombare deve essere degna di attenzione in quanto il tennis comporta frequenti rotazioni e i continui cambi di superficie sicuramente non aiutano l’atleta.

Da dicembre 2017 sei il preparatore atletico ufficiale di Borna Coric, all’interno del team di Riccardo Piatti, insieme al fisioterapista Claudio Zimaglia. Come ti trovi in questa nuova esperienza?

E’ una nuova esperienza con vecchi soci, che sono professionisti di alto livello e soprattutto ottimi amici. Il nostro obbiettivo è quello di unire le nostre competenze e la nostra esperienza per aiutare Borna a crescere nel futuro.

Da Raonic a Coric: quali differenze hai notato tra i due giocatori, sia nell’aspetto fisico che mentale?

Fisicamente sono più simili che diversi, entrambi hanno una notevole massa muscolare, sono forti e potenti.

Come hai impostato la preparazione atletica di Coric per il 2018? Su quali aspetti secondo te il giocatore può migliorare?

Una delle mie regole principali di quando inizio a lavorare con un atleta nuovo è questa: meglio lavorare di meno piuttosto che spingere troppo all’inizio. Prima infatti voglio conoscere al meglio l’atleta in modo da valutare poi su quali punti focalizzare o caricare di più il training. L’ultima cosa che voglio che succeda è quella che l’atleta subisca subito un infortunio prima di iniziare a prendere fiducia con me e il mio team. 

Juan Carlos Ferrero anni fa dichiarava che ‘’Il gioco è mentale per il 50%, fisico per il 45% e tennistico per il 5%’’. Ti trovi d’accordo? Oppure come ripartiresti le percentuali? 

Secondo me le percentuali cambiano rispetto all’età ed al livello di gioco. Se ad esempio parliamo di un giocatore giovane dobbiamo prima imparare la tecnica, quindi la parte tennistica è più importante rispetto a quella mentale e fisica. Più ci avviciniamo a giocatori di livello top più mi trovo d’accordo con Juan Carlos.  

Qual è il tuo rapporto con i mental coach? Tutti dicono che sono diventati ormai fondamentali nel tennis professionistico, cosa ne pensi?

Secondo me i mental coach sono importanti non solo nel tennis ma anche negli altri sport. Per tanti anni ho la fortuna di collaborare con Giuseppe Vercelli, che ha sviluppato il metodo SFERA e che attualmente lavora per la Juventus e per la nazionale italiana di sci alpino. Abbiamo lavorato insieme per Milos Raonic e durante questo periodo ho imparato molto da lui su come comunicare e su come comportarmi con l’atleta nelle diverse situazioni. 

Oltre a collaborare attivamente con il Piatti Tennis Center hai altre attività?

Faccio parte dello staff di Udinese Calcio, sono responsabile di tutti i lavori eseguiti in palestra.