INTERVISTA A VITALIA DIATCHENKO – Sguardo bruciante, occhi dal colore intenso e movenze eleganti. Vitalia Diatchenko gioca a tennis, ma non avrebbe sfigurato davanti ad uno schermo. Il suo linguaggio è schietto e riesce ad abbinarlo a modi gentili ed educati. Il campo la trasforma e le fa uscire un carattere da vera combattente, tenace su ogni punto senza mai darsi per vinta. Per certi aspetti ricorda l’illustre connazionale Maria Sharapova, ma i parallelismi non fanno per lei. Lei vuole scrivere la sua storia e a 29 anni crede di averne ancora tanta davanti a se.
Ciao Vitalia, la partita con Serena Williams non è andata come ti aspettavi (6-2 1-6 0-6 per l’americana), come mai questa performance double face?
Ciao, è veramente difficile da spiegare. Avevo in mente un piano ben preciso e lo stavo seguendo fedelmente. Dopo la vittoria del primo set ho iniziato ad andare troppo di corsa, provando a chiudere troppo velocemente i punto e ho lasciato scappar via delle opportunità. Ho commesso degli errori e le ho dato la chance di trovare le buone sensazioni.
In fondo un po’ di tensione era comprensibile. Giocavi contro Serena Williams sul Philippe Chatrier..
In quel momento non importava avere Serena o un’altra giocatrice davanti. Ero in un bellissimo campo, con una grande atmosfera. Ma adesso sono davvero dispiaciuta, ho fatto scappare il secondo set perché ho iniziato a correre troppo. Forse era una questione fisica, forse mentale, probabilmente tutte e due le cose insieme. Mi dicevo di non perdere campo, di rispondere bene e di non lasciarla giocare tranquilla. Lei non è una giocatrice normale, lei è super e sa quello che fare. È una grande campionessa.
Provando a tirare le somme, è comunque una grande esperienza giocare quasi alla pari con una campionessa del genere..
Ed è per questo che sono molto dispiaciuta di come è andata. Poi di sicuro mi piace giocare di più su superfici veloci che sulla terra, ma qui è davvero fantastico. Amo Parigi perché è stato il mio primo Slam e ho vissuto in questa città per un po’ di tempo quando avevo 12 anni. Ero nell’accademia con Patrick Mouratoglou, il coach di Serena. Mi conosce molto bene ovviamente, per questo aveva un piano ben chiaro per giocare contro di me!
E hai anche un legame con l’Italia, a partire dal tuo brand Hydrogen..
Pensavo mi chiedessi dell’operazione! Perché sono stata molto a Roma durante quel periodo. Comunque è vero, ho incontrato Alberto Bresci di Hydrogen e abbiamo parlato di come mettere in piedi le basi per lavorare insieme. Ti piacciono i suoi completini?!
A quasi trent’anni cosa chiedi alla tua carriera?
Vorrei solo giocare una stagione intera senza infortuni. So che se ci riuscissi il mio ranking crescerebbe di conseguenza. Ho un team completo che mi cura costantemente e mi prepara bene. Ma so che devo fare molto meglio e penso di poterlo fare. Ho scelto il tennis quando avevo 5 anni e non ho mai pensato di smettere. La mia carriera è stata molto difficile perché ho avuto una montagna di infortuni, penso di essere una delle poche ad averne così tanti. Ma amo questo sport, mi diverto e cercherò di fare il meglio. Sono davvero felice perché il dottore mi aveva detto che forse non avrei nemmeno più potuto correre e invece sono qui a giocare i grandi tornei.
Nella tua situazione un supporto consistente alle spalle è fondamentale. Chi ti ha dato maggior appoggio nei momenti duri?
In tutti i momenti difficili della mia carriera la mia famiglia mi ha supportato alla grande, dandomi nuova fiducia, motivazione. Mi hanno solo detto di non bere troppo! Non ho avuto un grandissimo aiuto dalla Federazione russa, per questo le persone che mi hanno aiutato di più in carriera sono stati i miei genitori. Chiamo mia mamma 12 volte al giorno!
Quanti anni di carriera pensi di avere ancora davanti prima di smettere?
Non è ancora il momento di pensarci, almeno non ora. Devo fare meglio di così e scrivere il miglior capitolo del libro della mia storia.
VITALIA DIATCHENKO WTA PROFILE
Da Parigi, Fabrizio Salvi