New York – “Mi sento come se fossi entrata in un libro di storia del tennis femminile che ha preso vita. La storia della WTA che tutti noi celebriamo parla di un tour fondato da donne che non hanno avuto paura e portato avanti da donne che hanno il potere dell’eredità su cui lavoriamo ogni giorno per costruire…Poiché Billie Jean King e Venus Williams hanno usato i loro superpoteri per lottare per l’uguaglianza salariale, siamo più vicini a un mondo dello sport che rispetta e premia uomini e donne allo stesso modo…In Serena Williams, ho visto qualcuno dominare il tennis femminile in un modo che nessun’altra aveva mai fatto. Ancora più importante, ho visto qualcuno che mi assomigliava e mi ha aiutato a credere che avrei potuto raggiungere il mio obiettivo”. Queste, le parole di Coco Gauff nella serata di gala che ha celebrato il cinquantesimo anniversario della Women’s Tennis Association, fondata nel 1973 da un gruppo di giocatrici guidate allora da Billie Jean King.
È presto per dire se la diciannovenne di Delray Beach sarà in grado di regalare ai suoi connazionali quel successo che manca ormai dal 2017, quando Sloane Stephens trionfando nel derby a stelle e strisce su Madison Keys aveva regalato speranze troppo presto disattese. Eppure, un anno dopo il ritiro di Serena che ha chiuso un’era, per quanto difficile un successo americano non appare così impossibile. La crescita di Gauff nelle ultime settimane è stata esponenziale. Qualche aggiustamento nel gioco, una nuova solidità mentale cui deve certamente aver giovato Brad Gilbert e sono così arrivati i successi di Washington e, soprattutto, quello di Cincinnati (primo titolo mille della carriera). Nel mezzo una sola sconfitta, quella rimediata a Montreal contro l’amica (nonché spesso compagna di doppio) Jessica Pegula, poi vincitrice dell’Open del Canada.
Un anno fa, dopo essere stata eliminata da Swiatek, la tennista di Buffalo lasciò Flushing Meadows presentandosi in conferenza stampa con una lattina di birra. Stavolta è arrivata accompagnata da un cane. E chissà se, all’età di ventinove anni, per lei che classifica alla mano grazie alla continuità di rendimento è oggi la numero uno d’America (Jessie attualmente occupa la terza posizione del ranking WTA), non sia arrivato il momento di infrangere quel tabù che l’ha vista fin qui raggiungere i quarti di finale in tutte e quattro le prove del grande slam senza però riuscire mai a spingersi oltre.
Al di là delle speranze a stelle e strisce, restano poi le favorite d’obbligo. Dopo tre finali perse (di cui una proprio a New York dodici mesi fa), avrà sicuramente voglia di riscattarsi centrando il primo major della carriera Ons Jabeur. Motivazioni da vendere non mancano neanche ad Aryna Sabalenka. La numero due del ranking femminile che aveva aperto la stagione con il trionfo di Melbourne, ha tutte le chance per riuscire a detronizzare Iga Swiatek e conquistare la leadership mondiale. Non sarà semplice, per la fuoriclasse di Varsavia, riuscire a difendere il titolo. Per quanto Iga dia sempre la sensazione di essere difficile da battere anche quando non è in giornata, quest’anno la polacca raramente si è espressa sui livelli del 2022.
Nella strada verso la finale, Iga potrebbe ritrovarsi ai quarti Gauff che, dopo sette sconfitte, pochi giorni fa a Cincinnati è finalmente riuscita ad imporsi sulla tennista di Varsavia. Una vittoria non banale, non solo perché ha permesso alla giovanissima americana di sfatare un personale tabù, ma anche perché il match ha rappresentato la prima sconfitta di Swiatek nel circuito contro un’avversaria più giovane di lei. Quindi, in una teorica semifinale, ad attendere la campionessa polacca ci sarebbe Elena Rybakina, contro cui nei tre precedenti giocati quest’anno Iga è sempre uscita sconfitta (sebbene nell’ultimo caso per ritiro). Dopo uno sfavillante inizio di stagione (finale degli Australian Open, successo ad Indian Wells, finale a Miami, trionfo a Roma), anche la ventiquattrenne kazaka sembra avere tutte le carte in regola per andare alla conquista di New York.