Wimbledon 2023: Djokovic a caccia di Federer e Court per la Storia

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Wimbledon 2023 “Se Novak vince qualche altro slam – il che sembra probabile a questo punto – allora il dibattito diventa privo di significato”. Sul tema, neanche a dirlo, relativo a chi sia il tennista più forte di sempre, si è espresso pochi giorni fa anche Ivan Ljubicic. L’ex tennista croato (dieci titoli in bacheca ed un best ranking da numero tre della classifica ATP), nonché ultimo coach di Sua Maestà Roger Federer, pur spiegando come il GOAT (Greatest Of All Time) non corrisponda necessariamente a chi abbia vinto di più (si pensi a Michael Jordan nel basket), ma in parte anche soggettivamente a chi abbia esercitato una maggiore influenza nel suo sport, ha però in sostanza archiviato così una discussione che da anni divide gli appassionati della racchetta.

E del resto, più che agli avversari ripetutamente battuti in campo, Novak Djokovic il guanto di sfida sembra averlo lanciato ormai da tempo direttamente alla Storia. Nel 2021, dopo aver conquistato i primi tre major (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon) che gli avevano consentito di agguantare a quota 20 sia Roger che Rafa, caricato di una pressione insostenibile anche per lui, Nole si era arreso all’ultimo atto dello US Open, non riuscendo a centrare l’impresa di diventare il tennista più vincente di sempre conquistando tutti gli slam dell’anno.

Una delusione enorme che, pochi mesi dopo, avrebbe assunto i contorni del dramma sportivo quando, bannato dall’Australia, Djokovic non poté scendere in campo a Melbourne, vedendosi così nuovamente superato da Rafael Nadal, salito poi a 22 con il successo di Parigi. Una mazzata per chiunque, non per chi da bambino sognava di diventare il numero del mondo allenandosi sotto il cielo cupo di una Belgrado devastata dai bombardamenti. Espulso dall’Australia e consapevole di non poter mettere piede negli Stati Uniti, nel 2022, con il successo di Wimbledon, Nole ha accorciato le distanze da Rafa (21-22), prima di riagganciarlo all’inizio di quest’anno a Melbourne e superarlo poi poche settimane fa a Parigi (23-22).

Adesso, però, nel mirino c’è già un altro traguardo. Conquistando i Championships per l’ottava volta in carriera (dopo i trionfi del 2011, 2014, 2015, 2018, 2019, 2021, 2022), Djokovic eguaglierebbe il record attualmente detenuto a Wimbledon da Federer e, soprattutto, quello di Margaret Court, primatista assoluta nella storia del tennis con ben 24 titoli del grande slam in carriera conquistati in singolare. Un’impresa solo sfiorata da Serena Williams (ritiratasi lo scorso anno con “solo” 23 major in bacheca dopo un lungo ed estenuante inseguimento alla leggenda australiana iniziato nel 2016 e mai completato) che proietterebbe Nole ancor di più verso la leggenda. Un obiettivo che ad oggi sembra tutt’altro che impossibile, visto che il trentaseienne serbo ha trionfato su questi campi nelle ultime quattro edizioni disputate.

Testa di serie numero due ed inserito nella parte bassa del tabellone, Djokovic, chiamato ad un esordio tutt’altro che proibitivo con l’argentino Pedro Cachin, potrebbe affrontare agli ottavi di finale Lorenzo Musetti (14). In un teorico quarto di finale, ad attenderlo ci sarebbe poi uno tra Andrey Rublev (7), Felix Auger-Aliassime (11), Alexander Bublik (23 – reduce dal trionfo sull’erba tedesca di Halle) o il finalista della passata edizione Nick Kyrgios (30), le cui condizioni sono però tutte da valutare. In semifinale, i favoriti per affrontare il fuoriclasse di Belgrado hanno i nomi del finalista del Roland Garros Casper Ruud (4) e di Jannik Sinner (8) che, un anno fa, dopo aver eliminato Carlos Alcaraz agli ottavi, spaventò Nole conquistando i primi due set, prima di subire l’inesorabile rimonta del campione serbo.

“Chi gioca una semifinale slam contro Djokovic e dice di non essere nervoso mente”, aveva dichiarato il talento di Murcia commentando in conferenza stampa i crampi che lo avevano colpito a Parigi nel match contro Nole. Figurarsi una finale, quella che il prossimo 16 luglio, se i pronostici della vigilia saranno rispettati, dovrebbe vedere il numero uno del mondo Carlos Alcaraz contendere il titolo a Novak Djokovic sul leggendario Centre Court. Di sicuro, Carlitos avrà fatto tesoro di quella esperienza, ma le poche partite giocate in carriera sulla superficie potrebbero essere un fattore.

Il diciannovenne spagnolo si presenta comunque ai nastri di partenza con buone sensazioni, derivanti dal successo nel Queen’s, primo titolo in carriera su erba, che gli ha consentito di entrare nell’albo d’oro del prestigioso torneo londinese succedendo a Matteo Berrettini. Nella parte di tabellone (quella alta) da lui presidiata, lo spagnolo appare il più accreditato, ma Holger Rune, Daniil Medvedev, Stefanos Tsitsipas ed Alexander Zverev non lasceranno strada ad Alcaraz se non dopo aver lottato fino all’ultimo punto. Senza dimenticare i padroni di casa, l’intramontabile due volte vincitore su questi campi Sir Andy Murray (2013, 2016) e Cameron Norrie.