di Daniele Rossi
Se eravate distratti dal mare, dalla montagna, dalle città o dalle tragedie italiche degli ultimi giorni, facciamo un breve recap di quello che è successo nel mondo del tennis nelle ultime settimane.
1. Djokovic ha completato il Career Golden Masters
Con la vittoria in finale su un opaco Federer a Cincinnati, Nole Djokovic è entrato nella storia centrando un record straordinario. Dalla creazione dei Master 1000 (o Master Series o Super Nine, come si chiamavano un tempo) nel 1990, è il primo giocatore a vincerli tutti almeno una volta. Un risultato davvero eccezionale che da una parte certifica il ritorno del serbo ad altissimi livelli, dall’altra ci conferma ancora una volta come l’era dei Fab 4 (o 3) sia ancora lontana dal tramonto.
Di seguito nel dettaglio le vittorie ‘1000’ di Nole:
- INDIAN WELLS: 2008, 2011, 2014, 2015, 2016
- MIAMI: 2007, 2011, 2012, 2014, 2015, 2016
- MONTE-CARLO: 2013, 2015
- ROMA: 2008, 2011, 2014, 2015
- MADRID: 2011, 2016
- MONTREAL/TORONTO: 2007, 2011, 2012, 2016
- CINCINNATI: 2018
- SHANGHAI: 2012, 2013 2015
- PARIGI BERCY: 2009, 2013, 2014, 2015
Nel complesso sono 31, tre in più di quelli vinti complessivamente da Sampras (11) e Agassi (17).
2. La girandola Wta si ferma su Kiki Bertens
Il circuito femminile continua a vivere nell’incertezza, nonostante la relativa stabilità di Simona Halep e Angelique Kerber, al momento le uniche che sembrano poter garantire una certa continuità ad alti livelli. Proprio la romena ha perso la finale di Cincinnati con l’olandese Kiki Bertens, solida baseliner che quest’anno ha fatto il salto di qualità, riuscendo a centrare ottimi risultati anche al di fuori della terra. Sarà uno squillo isolato o l’avvio di una carriera da Top 10? Chi lo sa. Intanto gli imminenti US Open possono essere vinti da una qualunque giocatrice fra le prime 50, compresa Serena Williams che a Wimbledon era riuscita ad arrivare in finale giocando da ferma.
3. Ivan Lendl è il nuovo coach di Alexander Zverev
Da campione di cui non importava nessuno, a fantasma appesantito, a coach più richiesto del globo. Curiosa la parabola di Ivan Lendl, che dopo aver curato dalla ‘Slammite’ Andy Murray, è stato cercato da tanti, compreso il suo (ex) connazionale Tomas Berdych. Alla fine Ivan il Terribile ha scelto un altro virgulto che con i Major continua ad avere problemi, Sacha Zverev, al momento fortissimo 2 su 3, ma fragile sulla lunga distanza. Fa parte del Team Zverev anche il preparatore atletico Jez Green anche lui ex collaboratore di Murray. Per Lendl un’altra stimolante sfida da vincere; certo il cavallo è di quelli buoni.
4. E’ morta la Coppa Davis, uccisa da soldi, sotterfugi e un calciatore
Difficile, se non impossibile, riassumere in poche righe tutto l’orrore e le brutture che stanno dietro all’abolizione dello storico formato della Coppa Davis per una bracconata dal regolamento astruso e ancora nebuloso. La votazione di Orlando a favore della riforma rimarrà ad imperitura memoria come una delle pagine più nere del nostro sport. Sia per quello che è stato stabilito, sia per come lo si è fatto, con federazioni letteralmente comprate dal gruppo Kosmos (il colosso guidato da Gerard Piqué che sta dietro tutta l’operazione), la legge ad personam che ha consentito al discussissimo presidente della Federazione francese Bernard Giudicelli di votare, e franchi tiratori convinti all’ultimo minuto con viaggi a Bali, wild-card o promesse di ospitare questo o quell’altro evento ITF. Negativo a nostro parere anche il comportamento dalla FIT, che non ha comunicato pubblicamente il proprio voto. Tutti i segnali però fanno propendere per un ‘Sì’ arrivato -forse- in cambio dell’acquisto a prezzi stracciati dei diritti televisivi dell’evento su SuperTennis.
Capitan Barazzutti si era espresso in modo assolutamente contrario alla riforma, ma adesso da tutti gli ambienti federali proviene solo un silenzio assordante. Silenzio assordante e colpevole di tanti, compresi i campioni (ex e attuali) che, a parte rarissime eccezioni (tipo Hewitt), hanno tenuto chiuso la bocca, salvo poi lamentarsi su Twitter a cose fatte. Per evitare lo scempio sarebbero servite voci autorevoli: ci viene in mente per esempio John McEnroe, uno che in Coppa Davis ha sempre dato l’anima. E invece anche ‘The Genius’ ha preferito non schierarsi, chissà se per qualche tornaconto personale o semplice disinteresse. Riformare la Coppa Davis era doveroso, distruggerla con metodi mafiosi e sostituirla con un’esibizione senza senso è un crimine.
5. Wild Card per Wawrinka e Azarenka: saranno nel main draw degli Us Open
La Usta ha deciso di omaggiare con una Wild Card Stan Wawrinka e Victoria Azarenka per gli imminenti Us Open. Lo svizzero è attualmente numero 151 del mondo e continua ad avere grossi problemi di rendimento dopo l’infortunio al ginocchio. La bella semifinale a Cincinnati è un segnale incoraggiante, ma l’impressione è che Stan (campione a New York nel 2016) sia ancora molto lontano dal top.
Anche la Azarenka continua ad aver problemi di continuità. La bielorussa si era allontanata dal circuito per dare alla luce il suo primogenito, salvo poi combattere per l’affidamento del bambino con l’ex compagno. Questa vicenda ha decisamente complicato la vita della bielorussa che per un certo periodo non ha neanche potuto lasciare gli Stati Uniti. Ora i problemi sembrano risolti, ma Vika sta faticando terribilmente a riprendere il ritmo.
Wild Card anche per la 33enne Svetlana Kuznetsova (campionessa a Flushing Meadows nel 2004) e per la 16enne Amanda Anisimova, la seconda giocatrice più giovane fra le prime 200 del mondo e campionessa juniores nel 2017.
6. Tennis nello spazio
Nella giornata di oggi si giocherà la prima partita di tennis nello spazio. A bordo della Stazione Spaziale Internazionale gli astronauti Drew Feustel, Ricky Arnold, Serena Aunon-Chancellor e Alexander Gerst daranno vita al primo doppio senza gravità. E’ un evento patrocinato dalla Nasa e dalla Usta che lo trasmetterà in diretta sui sui canali Social. A dare preziosi consigli agli aspiranti tennisti per questo evento fuori dal comune, ci ha pensato nientemeno che Juan Martin del Potro.