Gli anni ‘30, hanno rappresentato “gli anni d’oro” del tennis inglese grazie ai successi di Fred Perry ma, in seguito, i britannici hanno dovuto aspettare un periodo lunghissimo per veder trionfare ancora un loro connazionale: nel 2012 lo scozzese Murray dopo quasi 5 ore di gioco sconfigge Djokovic agli Us Open e nel luglio dello stesso anno trionfa alle Olimpiadi di Londra conquistando l’oro e ridando così lustro al tennis del Regno Unito.
Durante questo intervallo di quasi quarantadue anni, un solo inglese è riuscito a raggiungere la finale di un grande slam: John Lloyd. John, “nato con la racchetta in mano”, era cresciuto in una famiglia di tennisti: i suoi genitori, così come i fratelli David e Tony, erano soci del circolo Westcliffe. I fratelli Lloyd, che da ragazzi accordavano le racchette dei soci del club, negli anni ‘70 avrebbero rappresentato la Gran Bretagna in Coppa Davis. Il primo grande successo di John Lloyd si concretizzò nel ’74 con la vittoria al Pennsylvania Lawn tennis Championship.
Tre anni più tardi, Lloyd partecipò all’Australian Open nel mese di dicembre, preceduta a Gennaio da un’altra edizione dello stesso slam, unico caso nella storia del tennis in cui si giocarono due edizioni del medesimo slam nello stesso anno solare. Nel primo turno il tennista inglese incontrò molte difficoltà contro il tennista australiano Ball, che lo costrinse a vincere al quinto set grazie a una palla break decisiva.
Nel turno successivo Lloyd si scontrò contro il tennista venezuelano Andrew. Dopo un pessimo primo set, in cui il tennista inglese non riuscì a conquistare nemmeno un game, Lloyd riuscì a vincere i tre sets successivi. Nel terzo turno la rivelazione del tennis inglese non incontrò difficoltà contro Letcher. I quarti di finale lo videro protagonista di un entusiasmante match contro l’idolo del pubblico australiano: John Newcombe. La leggenda del tennis australiano aveva vinto sette tornei del grande slam e vantava una grande esperienza, ma Lloyd poteva contare sulla giovinezza e sulla sua perfetta condizione atletica.
Fin dai primi scambi Lloyd non si mostrò intimorito dalla fama del suo avversario. Newcombe riuscì ad aggiudicarsi il primo set sotto gli applausi scroscianti del pubblico. Entrambi i tennisti riuscivano a catturare l’attenzione del pubblico con il loro gioco spettacolare e coinvolgente. Nel secondo set il giovane inglese non lasciò che l’avversario prendesse l’iniziativa, e condusse il gioco imponendosi per 6-3. Nel terzo set i due giocatori non risparmiarono energie, e con il loro elevato livello di gioco, regalarono emozioni profonde agli spettatori che, appassionati, seguivano la partita sugli spalti. Lloyd riuscì a strappare il servizio all’avversario con grande freddezza, conquistando il set per 7-5. Il set successivo terminò con lo stesso punteggio del precedente.
I tifosi australiani, nonostante dispiaciuti per la sconfitta del loro beniamino, non riuscirono a non applaudire il tennista inglese, autore di una partita eccezionale. Pochi giorni dopo Lloyd sfidò in semifinale un’altra grande sorpresa del torneo, Bob Giltinan, giunto dalle qualificazioni. Il tennista inglese arrecò un altro dispiacere al pubblico australiano, concedendo solo sei games all’avversario. Al termine del match John non riusciva ancora a crederci: a soli 23 anni era riuscito a raggiungere la finale di un grande slam.
In finale lo attendeva Vitas Gerulaitis, anche lui alla ricerca della prima vittoria in un grande slam. La finale di quell’anno dell’Australian Open è ritenuta una tra le più avvincenti della storia del tennis. Pochi mesi prima Gerulaitis aveva trionfato agli Internazionali d’Italia a Roma ed era ritenuto insieme a Borg tra i tennisti più rivoluzionari di quegli anni. Il serve and volley fu il principio ispiratore della partita. Ognuno dei due giocatori cercava di conquistare la rete prima dell’avversario. Gerulaitis fu costretto ad inventare passanti molto angolati e potenti per cercare di conquistare il punto. Dopo aver vinto il primo set, Gerulaitis conquistò anche il secondo al tie break, dando l’impressione che la finale fosse già compromessa per l’avversario.
Molti spettatori erano convinti che quella finale si sarebbe conclusa in tre set, ma furono smentiti. Nel terzo set John Lloyd riuscì a strappare il servizio all’avversario, imponendosi per 7-5. Gerulaitis, incredulo per aver perso il set che gli avrebbe garantito il titolo, subì il gioco d’attacco dell’avversario. Lloyd sfruttò quel momento di sconforto e di nervosismo di Gerulaitis per aggiudicarsi anche il quarto set, portando il match momentaneamente in parità, sotto lo sguardo incredulo del pubblico che incominciava a credere nella rimonta da parte del tennista inglese. Entrambi i giocatori erano affamati di gloria e sapevano che un’occasione del genere non sarebbe capitata nuovamente.
Nel quinto set Lloyd, accusata la stanchezza, conquistò soltanto due games in un set totalmente dominato da Gerulaitis. Dopo quella finale Lloyd non ottenne nel singolare grandi successi ,a differenza di sua moglie Chris Evert, ma ebbe più fortuna nel doppio conquistando un Roland Garros e due Wimbledon in coppia con Wendy Turnbull.
La mancata vittoria dell’Australian Open di quell’anno non ha impedito a Lloyd di regalare sogni ai suoi connazionali e di entrare nel cuore di tutti gli appassionati di tennis.